Piante Rampicanti | Mille Piante di Mile Kolev - Loc. Piana Guriot 11 - 12069 S. Vittoria D'Alba - Cell. 328.7595132
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Mille Piante

di Mile Kolev – C.so Unità d’Italia 65 – Piana Biglini Alba (Cn)
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> Balcone /TerrazzaGiardino

 Con il termine piante rampicanti ci si riferisce a piante che hanno la capacità di appoggiarsi e arrampicarsi a pareti verticali o altre piante vicine. Le pareti ricoperte da queste piante favoriscono, inoltre, l’isolamento termico, acustico, nonché la protezione dalle intemperie.

Questa loro capacità permette la creazione di pareti fiorite o comunque ricoperte di verde, che hanno principalmente scopo ornamentale. La funzione di sostegno delle piante rampicanti può essere svolta dai viticci. Le rampicanti sono piante con un fusto molto lungo e flessibile e necessitano di appoggiarsi ad un sostegno per poter crescere. Sono conosciute per l’utilità di avvolgere, addobbare e riempire pergolati, muri, pali e recinzioni.

Le rampicanti sono piante sempreverdi, cioè capaci di mantenersi sempre verdi e vitali anche durante l’inverno.

Le piante rampicanti oltre ad abbellire con il loro fogliame e le loro spettacolari fioriture balcone o terrazzo, sono perfette per mascherare intonaci invecchiati, creare zone d’ombra o di separazione per preservare un po’ di privacy e anche per nascondere una ringhiera antiestetica.

Sono di facile coltivazione e si aggrappano a a qualsiasi tutore usando radici aeree di supporto, viticci o attorcigliano grazie ai loro gambi a volute. Per aiutarle, basta fornire loro diversi tipi di sostegni: a traliccio, circolare in rete metallica, a spalliera ecc.

Per quanto riguarda il contenitore, pianta le rampicanti in vasi che abbiano profondità e larghezza di almeno 40 cm, utilizzando un terriccio adatto.

Possiamo distinguere le Piante Rampicanti in Piante rampicanti da Terrazza e Piante rampicanti da Giardino.

Glicine Wisteria

Una pianta rampicante della famiglia delle famiglia delle Papilionaceae, originaria dell’Asia e del Nordamerica coltivata ovunque come pianta ornamentale in piena terra e in vaso. Ha un portamento vigoroso e i suoi lunghi tralci si arrampicano su solidi sostegni o corde donando una frescura nelle ore più calde dei mesi estivi a balconi esposti a sud. In tarda primavera produce grappoli di fiori profumatissimi colore lilla, rosa-glicine o bianco, molto persistenti. Va coltivato in un vaso capiente adatto a contenere il robusto apparato radicale, contenente terriccio argilloso, ben drenato. Predilige l’esposizione soleggiata,un’irrigazione regolare e abbondante soprattutto in estate.

Wisteria Nutt. è un genere di piante rampicanti della famiglia delle Fabacee (o Leguminose), note col nome comune di glicine.

Il nome del genere è stato attribuito in onore di Gaspare Wistar (1761-1818), studioso di anatomia di Filadelfia.
Morfologia

Le Wisteria crescono avvolgendosi attorno a qualunque supporto sia in senso orario (come W. floribunda) sia in senso antiorario (W. sinensis)

Possono crescere fino a 20 m in altezza e 10 m in orizzontale. L’esemplare di Wisteria più estesa al mondo è stata piantata nel 1894 e si trova a Sierra Madre nella Contea di Los Angeles (California): occupa una superficie di oltre 0,4 ettari e pesa 250 tonnellate.

Le foglie sono alterne, lunghe da 15 a 35 cm, imparipennate, con da 9 a 19 foglioline. I fiori sono riuniti in racemi penduli lunghi da 10 a 80 cm, viola, rosa o bianco. La fioritura è precedente o contemporanea alla fogliazione ed avviene in primavera in alcune specie asiatiche, e in tarda estate nelle specie americane e in W. japonica. I fiori di alcune specie, in particolare W. sinensis, sono profumati. Le specie di glicine sono usate come cibo dalle larve di alcune specie di lepidotteri, compreso il bombice dal ventre bruno (Euproctis chrysorrhoea).
Legumi e semi di Wisteria floribunda. I semi di tutte le specie di glicine contengono alti livelli di wisterina e sono particolarmente tossici.

I frutti sono dei legumi e contengono semi velenosi. Tutte le parti della pianta contengono una saponina chiamata wisterina, che è tossica se ingerita e può causare vertigini, confusione, problemi di linguaggio, nausea, vomito, dolori di stomaco, diarrea e collasso ma la maggior concentrazione è nei semi. I semi di glicine hanno causato avvelenamento in bambini e animali domestici in molti paesi, producendo gastroenterite da lieve a grave e altri effetti.
Tassonomia

Il genere comprende le seguenti specie:

Wisteria brachybotrys Siebold & Zucc., originaria del Giappone, arbusto volubile, alto fino a 7,5 m, con i fiori colorati di bianco.
Wisteria brevidentata Rehder
Wisteria floribunda (Willd.) DC., originaria del Giappone, arbusto volubile, alto fino a 10 m, foglie composte imparipennate, formate da 13-15 foglioline ovato-lanceolate, di colore verde-chiaro, fiori papilionacei, profumati, di colore rosa o viola-azzurrato, riuniti in stupende infiorescenze a grappolo lunghi 30-60 cm, con fioriture in maggio-giugno; in alcune varietà i grappoli colorati di bianco, viola, rosso raggiungono il metro di lunghezza
Wisteria frutescens (L.) Poir., originaria del Nord America (dalla Virginia al Texas)
Wisteria sinensis (Sims) DC., originaria della Cina, è una pianta arbustiva rampicante, rustica e vigorosa, con apparato radicale robusto che si espande facilmente, fusti volubili, che raggiungono i 10–20 m di altezza a seconda del sostegno; foglie decidue, imparipennate, composte da 7-13 foglioline ovali-lanceolate con l’apice acuminato; fiori ermafroditi e profumati, con corolla papilionacea di colore azzurro-lilla o malva, riuniti in vistosi grappoli pendenti lunghi 20–30 cm, con fioriture a fine inverno inizio primavera; il frutto è un legume di 8–15 cm di lunghezza; sono state selezionate varietà a fiori bianchi, rosati, violacei.
Coltivazione
Desidera posizioni soleggiate, con terreno profondo e fresco, argilloso e ricco di elementi nutritivi. Si adatta comunque a qualunque tipo di terreno esclusi quelli calcarei. Annaffiature moderate, per ottenere forme compatte e fioriture raccolte; è necessario effettuare ogni anno prima della ripresa vegetativa una potatura ‘a sperone’, tagliando cioè le cacciate di 1 anno, lasciando solo alcune gemme. È prevista anche una potatura verde estiva per alcune specie.

Si moltiplica d’estate.
Per alcune varietà si pratica in marzo l’innesto su soggetto di Wisteria sinensis.
Avversità

Può essere attaccata da afidi e acari
Può essere soggetta a clorosi

Uso

Come pianta ornamentale per ricoprire muri, pergolati, recinzioni o arrampicarsi ad alberi, nei giardini e sulle terrazze grazie al rapido sviluppo ed alla fioritura esuberante. Le giovani piante opportunamente potate formano piccoli alberetti adatti alla coltivazione in vaso.

Nel linguaggio dei fiori indica amicizia.

I fiori sono commestibili e possono essere cucinati in una tempura vegetariana oppure mescolati in insalata.

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Millettia satsuma

La Millettia, Wisteria taiwanensis (vecchia nomenclatura), è una leguminosa della famiglia delle Papilionaceae o Fabaceae originaria dell’Africa, Madagascar, India, Asia orientale e Australia, diffusa in tutte le aree caratterizzate da un clima temperato.

La Millettia satsuma è una pianta rampicante di medio sviluppo facile anche da allevare ad alberello. Ha un apparato radicale robusto ma poco profondo infatti tende ad estendersi il larghezza orizzontalmente alla superficie del suolo.

La parte aerea è costituita da numerosi tralci che da legnosi man mano che si allungano diventano semilegnosi e poi erbacei verso le estremità apicali. I fusti sono ricoperti da un ricco fogliame semi deciduo o sempreverde.

Le foglie, di colore verde intenso e coriacee, sono inserite sui rami con peduncoli cilindrici, in modo alterno o in coppie opposte. Sono pennate con foglioline ovate o lanceolate con apici leggermente appuntiti e margini interi.
I fiori, splendidi, di colore rosso magenta o rosso purpureo e dal profumo speziato, sono riuniti in racemi o pannocchie lunghe 8-10 cm., che compaiono tra lateralmente alle ascelle fogliari o sulle estremità apicali. I primi a sbocciare sono quelli alla base del racemo, seguiti via via da quelli situati all’apice. La completa fioritura di una singola infiorescenza generalmente avviene in non meno di 20 giorni e, per tale motivo la pianta, ha un alto pregio ornamentale.
I frutti sono baccelli ovoidali allungati ed appuntiti che a maturazione assumono un colore marrone scuro. Hanno consistenza legnosa e contengono semi.
I semi, alloggiati nel loculo del frutto, sono dischi appiattiti di colore marrone chiaro, dotati di una buona fertilità.
Fioritura

La Millettia o glicine estivo rosso fiorisce dall’estate all’autunno, fino ad ottobre inoltrato,e già dal primo anno di vita o di impianto. Se si tratta di un esemplare ottenuto da seme la fioritura può mancare o avvenire solo quando la pianta ha completato il suo sviluppo.

Coltivazione della Millettia – Glicine rosso
Esposizione

Predilige l’esposizione in pieno sole al riparo dei forti venti. Anche se è moderatamente resistente al freddo, la posizione ideale è a ridosso di muri o pareti esposti a sud. Nei climi freddi lo sviluppo è più contenuto, e la pianta tende ad assumere un portamento cespuglioso. Resiste per poco tempo alle temperature inferiori ai -5°/-10°C, se non viene riparato alla base con del materiale pacciamante.
Terreno

Il glicine rosso come il glicine Wisteria è una pianta che si adatta a quasi tutti i terreni, ricchi di sostanza organica e soprattutto non calcarei e ben drenati.
Esposizione

Per fiorire copiosamente va collocato in luoghi soleggiati e protetti dal vento. Per la vigoria dei rami rampicanti è bene coltivarlo lontano dalle abitazioni in quanto le radici superficiali potrebbero provocare danni alla pavimentazione e alle tubature.
Annaffiature

Le piante di glicine allevate in vaso vanno annaffiate regolarmente solo quando il terreno è completamente asciutto. Quelle coltivate in piena terra sono meno esigenti in quanto si accontentano delle acque piovane. Le annaffiature comunque devono essere più frequenti nella fase di attecchimento della pianta e durante i periodi di prolungata siccità.
Concimazione

Come le altre specie o varietà di leguminose o Fabacee anche questa glicine non ha bisogno di un eccessivo apporto di azoto in quanto capace di produrselo autonomamente grazie ai batteri azoto-fissatori presenti nelle sue radici. Per stimolare la fioritura quindi bisogna arricchire il terreno di coltivazione con del concime ricco di potassio (K) e un buon tenore di microelementi utili al suo sviluppo armonioso. Un eccessivo apporto di azoto stimola la pianta a produrre molte foglie a discapito dei fiori.
Millettia: coltivazione in vaso

Può essere coltivata anche in vaso anche se la crescita è più lenta e il portamento tende ad essere più arbustivo.

Il vaso, largo almeno 40 cm e alto almeno 60 cm., deve contenere terriccio universale o terriccio per piante da giardino ben drenato misto a sabbia o altro materiale drenante. Si mette un po’ di sabbia o ghiaia sul fondo del vaso; si aggiunge del compost o letame ben decomposto e altro terriccio poi si inserisce la pianta e si copre il pane di terra con altro terreno. Infine si annaffia per far assestare il terreno e se ne aggiunge altro se ci sono spazi ancora vuoti. Si mette il vaso nel luogo definitivo. Le annaffiature vanno fatte con regolare frequenza e ogni due anni il terreno va arricchito con un concime a base di fosforo e potassio.

Potatura

Si effettua solo per dare armonia di forma alla pianta e per contenerne lo sviluppo eccessivo in lunghezza. Utilizzando cesoie ben affilate si accorciano a fine fioritura i rami più lunghi e quelli troppo disordinati.
Parassiti e malattie della Millettia – Glicine rosso

E’ una pianta che teme gli attacchi degli afidi e della mosca bianca insetti che colonizzano foglie e fiori se il clima locale è troppo umido o in caso di piogge abbondanti.

Teme il ragnetto rosso, un acaro che tesse le sue piccole ragnatele tra i tralci meno arieggiati e soleggiati.

Come tantissime altre piante ornamentali o ortive soffre il marciume delle radici a causa dei ristagni di acqua nel terreno poco drenante. Soffre anche la clorosi una malattia che causa la decolorazione delle foglie.
Cure e trattamenti

Ai primi sintomi di infestazioni parassitarie, somministrare prodotti specifici. Per contrastare la la clorosi, trattare il glicine rosso con solfato di ferro e zolfo in polvere ed eventualmente sostituire il terreno con uno leggermente argilloso.
Varietà di Millettia

Oltre alla Millettia japonica o Millettia satsuma Sakuku Fuji che differisce dal Glicine Wisteria per il colore dei fiori, la crescita e soprattutto per il periodo della fioritura, un’altra varietà molto bella è la Millettia pinnata.
Millettia pinnata

E’ un albero che cresce fino a circa 15–25 metri di altezza. Ha un tronco dritto o contorto con corteccia grigio-marrone. La chioma, grande ed espansa, è formata da rami ricoperti da foglie imparipinnate ovate o oblunghe che virano da un bel colore bordeaux brillante quando sono giovani al verde intenso e brillante in pieno sviluppo. I fiori, portati quasi tutto l’anno, sono riuniti in piccoli grappoli bianco-rosati. Questa specie di Millettia è adatta ad essere coltivata come ornamentale solitaria anche nei giardini delle nelle regioni aride e come frangivento. Una specie semi-rustica resistente al gelo fino a circa -8°C. Il fogliame è semipersistente in climi miti, deciduo in regioni con inverni più rigidi.
Usi

La Millettia o glicine rosso, grazie alla sua rapida crescita e ala fioritura profumatissima e splendida, è ideale per ricoprire pergolati, colonnati e alti muri e pergolati un po’ alti, necessita di molto spazio per le radici, per cui viene meglio in terra libera. In vaso è perfetta, come rampicante sulle grate e le ringhiere dei balconi.
Linguaggio dei fiori

Il fiore del glicine rosso simboleggia l’amicizia sincera e la disponibilità.
Il Glicine rosso è velenoso?

I semi del glicine rosso sono tossici per ingestione sia per l’uomo sia per cani e gatti. Possono provocare diarrea, nausea, vomito e dolori addominali. E’ bene consultare il proprio medico che in genere prescriverà farmaci anti diarroici.

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Rincospermo

Trachelospermum jasminoides (Lindl.) Lem., 1851, noto volgarmente come falso gelsomino o rincospermo, è un arbusto rampicante della famiglia delle Apocinacee.
Descrizione

Le foglie sono sempreverdi, opposte, coriacee e semplici, il picciolo breve, la lamina è lanceolata (2-3 × 3-5 cm) e lucida. Le infiorescenze sono delle cime pauciflore. I fiori sono pentameri, sinsepali e sinpetali, con 5 stami inseriti sulla corolla rotata e bianca (3 cm), l’ovario supero a due carpelli fusi è molto profumato. Il frutto è a forma di capsula.

La pianta fiorisce da aprile a luglio.
Distribuzione e habitat
La specie è diffusa in Cina, Giappone, Corea, Taiwan, Tibet e Vietnam
Coltivazione
Utilizzo

Si usa in giardino a masse per la formazione di spalliere, pergolati, muri fioriti, siepi. Ottimo anche in vaso.
Esposizione e manutenzione

Gradisce il sole, ma accetta la mezz’ombra. Rustico, tollera sia il caldo sia il freddo (teme solo gelate forti e prolungate). Potatura di formazione e contenimento. Teme le potature eccessive e/o dei rami principali, che possono causare rallentamento nella crescita. Si adatta a tutti i tipi di suolo, anche calcarei. La messa a dimora deve osservare una distanza di circa 40 cm in giardino e di 30 cm in vaso, dove è consigliabile un miscuglio al 50% di suolo argilloso-sabbioso e torba universale.
Irrigazione

Richiede annaffiature regolari, ma resiste a brevi periodi di siccità.
Concimazione
l falso gelsomino consuma molta energia; le piante giovani e gli esemplari in vaso richiedono concimazioni quindicinali nel periodo compreso tra aprile e settembre; a fine inverno è utile una concimazione con prodotto organico (stallatico). Il concime, in dosi moderate, va somministrato ogni 15-20 giorni.

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Fallopia o Polygonum aubertii

Poligono (nome scientifico Polygonum L. 1753) è un genere di piante Spermatofite Dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Polygonaceae, dall’aspetto di erbacee annuali o perenni con piccoli fiori.
Sistematica
La famiglia di questo genere è mediamente numerosa (una cinquantina di generi per circa un migliaio di specie), mentre il genere comprende diverse centinaia di specie, di cui almeno 25 circa sono spontanee della nostra flora (ridotte a metà secondo le ultime classificazioni – vedi sotto).
Il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Polygonaceae all’ordine delle Polygonales mentre la moderna classificazione APG la colloca nell’ordine delle Caryophyllales. Sempre in base alla classificazione APG sono cambiati anche i livelli superiori (vedi tabella a destra).
La presenza di questo genere sul nostro globo è antichissima: di alcune sue specie sono state trovate tracce fossili nei giacimenti del terziario in Europa (un arco di tempo che va da 65 milioni di anni fa ad oggi). Ma anche dal punto di vista tassonomico questo genere era già largamente noto alla fine del secolo di Linneo; infatti prima di appartenere all’attuale famiglia, Linneo stesso lo aveva assegnato al gruppo della Octandria Monogynia e Antoine-Laurent de Jussieu (1748 -1836) alla famiglia delle Polygonate.
Qui di seguito è indicata la classificazione scientifica di questo genere:

Famiglia : Polygonaceae, definita dal botanico francese Antoine-Laurent de Jussieu (1748-1836) in una pubblicazione del 1789 dal titolo Genera Plantarum, secundum ordines naturales disposita juxta methodum in Horto Regio Parisiensi exaratam.
Sottofamiglia : Polygonoideae, definita dal botanico americano Amos Eaton (1776-1842) nel 1836.
Tribù : Polygoneae, definita dal botanico e ornitologo tedesco Heinrich Gottlieb Ludwig Reichenbach (1793 – 1879) in una pubblicazione del 1832 dal titolo
“Flora germanica excursoria”.
Sottotribù : Polygoninae, Horan. (1847)
Genere : Polygonum, definito dal naturalista svedese L. (1707 – 1778) in una pubblicazione dal titolo “Species Plantarum” nel 1753.
Variabilità e ibridi
Il “Poligono” è un genere molto diversificato e variabile : alcune unità specifiche sono xerofitiche (Polygonum arenarium), altre sono più o meno acquatiche (Polygonum amphibium, ora assegnata al genere Persicaria), altre sono polimorfiche (Polygonum aviculare); in effetti in questi ultimi tempi molti botanici lo hanno diviso in più generi (Persicaria, Fallopia e Fagopyrum).
Limitatamente alle sole specie spontanee della nostra flora una buona analisi è stata fatta dal Fiori (Adriano Fiori, botanico italiano 1865 – 1950) riassunta nell’elenco sottostante, analisi interessante anche perché in parte è alla base delle attuali suddivisioni del genere:

Gruppo 1A : le foglie hanno una forma cordato– triangolare (a volte sono sagittate); la lamina è palminervia;
Sezione FAGOPYRUM (ora genere Fagopyrum) : i fusti sono eretti e l’infiorescenza è del tipo racemoso terminale (ma sono presenti anche infiorescenze ascellari); il frutto è un achenio e sporge dal perigonio.
Sezione TINIARIA : fusti in genere prostrati; l’infiorescenza è sempre ascellare; il frutto è un achenio completamente nascosto dal perigonio.
Gruppo 1B : le foglie sono decisamente lanceolate (oppure ovate o oblunghe); la lamina è penninervia;
Gruppo 2A : le stipole ocreate hanno un orlo fogliaceo patente all’infuori (sono caduche); le foglie hanno una lamina molto larga;
Sezione AMBLYGONIUM (ora genere Persicaria)
Gruppo 2B : le ocree sono disposte ad angolo retto; le foglie sono lanceolate e comunque strette;
Gruppo 3A : i fusti sono semplici (non ramosi) ed hanno una sola spiga terminale; la radice è un rizoma ingrossato a tubero;
Sezione BISTORTA (Mill.) DC. (Scop.) D.Don (ora genere Persicaria)
Gruppo 3B : i fusti sono ramosi; l’infiorescenza è composta da più spighe oppure da fiori solitari all’ascella delle foglie (queste piante però non sono mai tuberose);
Sezione PERSICARIA (ora genere Persicaria) : l’infiorescenza è composta da racemi; le foglie sono più lunghe di 4 cm; le ocree hanno la lamina intera; i cotiledoni sono “accombenti”, ossia nel seme le “radicicole” sono piegate sul margine dei cotiledoni, e si sviluppano sulla linea di fenditura di separazione degli stessi.
Sezione AVICULARIA : i fiori sono in fascetti ascellari; le foglie non sono più lunghe di 4 cm; le stipole sono guainanti ed hanno un margine fimbriato ma non cigliato; i cotiledoni sono inoltre “incombenti”, ossia nel seme la “radicicola” poggia nel verso dei cotiledoni.
Dato il carattere polimorfo del genere in altre aree sono state adottate altre sottodivisioni. In America ad esempio si usa suddividere il genere Polygonum in tre sezioni :
Polygonum, Duravia e Monticola.

Etimologia
Il nome del genere è stato formato da Linneo nell’anno 1737 coniugando le parole di due radici greche: polys (= molto) e gonu (= nodo o ginocchio), alludendo all’aspetto dei numerosi nodi (internodi) che si formano lungo il fusto delle sue specie.
Ma secondo altre ricerche etimologiche sembra che il nome del genere, nella seconda parte, derivi dalla parola greca gònos (= discendenza, o seme o sementi); e quindi formando, insieme alla prima parte, la frase “tanta discendenza” o “tante sementi”; qui si allude alla facilità di propagazione delle piante di questo genere. Quest’ultima interpretazione secondo alcuni è anche grammaticalmente più corretta.

Morfologia
Sono piante erbacee (annuali o perenni) a portamento molto variabile : strisciante, prostrato, eretto o rampicante. La dimensione è estremamente variabile : da pochi centimetri per quelle erbacee, ai 3 – 4 metri per quelle perenni, fino a 20 – 30 metri per quelle legnose e rampicanti.

Radici
Le radici sono generalmente a fittone e comunque sono fibrose o legnose.

Fusto
Il fusto è perlopiù cilindrico, a volte striato; la ramosità è varia ma in genere il fusto è più ramoso verso la parte alta della pianta. All’altezza degli internodi sono presenti delle stipole tubolari ocreate (struttura tipica della famiglia di questo genere) di colore rossastro o argenteo. Alcune sono bi-lobate, altre divise finemente in fibre.

Foglie
Le foglie lungo il fusto sono a disposizione alterna; la lamina è semplice e intera. Possono essere pelose o glabre, picciolate o sessili. La forma può essere lanceolato – stretta oppure ovale allargata; ma anche a forma di cuore o triangolare o a freccia (sagittata).

Infiorescenza
L’infiorescenza è formata da piccoli fiori disposti all’ascella delle foglie. I peduncoli possono essere presenti come no. Ogni infiorescenza può contenere al massimo una decina di fiori.

Fiori
La struttura dei fiori delle specie di questo genere è diversa dal “classico” Fiore delle angiosperme in quanto il calice e la corolla non sono ben differenziati; abbiamo quindi un perigonio con diversi tepali (e non un perianzio con un calice e i suoi sepali e una corolla con i suoi petali). Questa “diversità” non sempre è chiara e ben definita, o accettata dai vari botanici, per cui in alcuni casi strutture di questo tipo si definiscono come “perianzio corollino con tepali” oppure “perianzio aciclico”
I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, pentameri e persistenti.

Formula fiorale:
* P 5, A 8, G 3
Perigonio: i tepali sono 5 a vari colori (rosa, verde e bianco); sono connati dal 3% al 70% della loro lunghezza; possono essere di tipo petaloide o sepaloide.
Androceo: gli stami sono 3 – 8 disposti a spirale; non sporgono dal fiore in quanto i filamenti sono più corti dei tepali; le antere sono rotondeggianti quasi ellittiche. Alcuni stami possono essere ridotti a “staminoidi” (stami atrofizzati). Il colore delle antere è giallo, biancastro, rosa-porpora o rosa-arancio.
Gineceo: gli stili (brevi) sono 3 (raramente 2) su un ovario supero sincarpico formato da tre carpelli.
Impollinazione: l’impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione per entomogamia).
Frutti
I frutti sono degli acheni piriforme (a forma di fiamma) ad un solo loculo e quindi un solo seme; la sezione dei frutti è triangolare (sono trigoni) e sono appuntiti all’apice, mentre alla base sono arrotondati; le tre facce sono lievemente concave. Il frutto rimane racchiuso nei tepali che sono persistenti.

Distribuzione e habitat
Le specie di questo genere popolano tutti i paesi temperati del mondo su terreni in prevalenza calcarei. Delle 11 specie spontanee della nostra flora solo 4 vivono sull’arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all’habitat, al substrato e alla diffusione di queste 4 specie alpine.
Usi
A parte qualche unità particolare (usata nell’alimentazione o nella medicina popolare) la maggior parte delle specie di questo genere hanno in prevalenza un utilizzo ornamentale. È all’inizio del XVIII secolo i primi impieghi di queste piante nei giardini d’Europa, questo per la loro facilità di coltivazione facendo attenzione al tipo di terreno (se calcareo o siliceo).
Queste piante formano anche oggetto di curiosità scientifica in quanto presentano delle caratteristiche difficilmente riscontrabili in alti gruppi: le varie forme di viviparità (i bulbilli di Polygonum viviparum); il dimorfismo di alcune specie (come Polygonum amphibium); la facile moltiplicazione vegetativa in Polygonum bistorta; oppure la presenza della ocrea, una stipola caratteristica di questo genere.
Potatura della Fallopia
Vanno potati completamente i rami secchi e quelli danneggiati dal freddo. Si accorciano leggermente gli apici dei rami in buono stato sia per favorire l’emissione di nuovi getti basali e laterali sia per dare armonia di forma alla chioma.
Malattie e parassiti della Fallopia
E’ una pianta che teme l’attacco degli afidi, soprattutto se il clima è eccessivamente umido. Tra le malattie fungine come la maggior parte delle piante soffre il marciume radicale se il terreno non è ben drenato.

Bignonia

La bignonia è una pianta rampicante ideale per la copertura di pergole, gazebi e pareti rocciose dei giardini.
Caratteristiche generali della Bignonia capreolata
Esistono oltre 450 specie di Bignonia tra cui la

bignonia capreolata
bignonia radicans o rampicante
bignonia grandiflora campsis
bignonia vetusta
bignonia capensis
La bignonia è pianta della famiglia delle Bignoniaceae a sviluppo rampicante.
La parte ipogea della pianta presenta una robusta radice fascicolata mentre la parte aerea è composta da lunghi rami o viticci dotati di ventose delle particolari strutture con le quali aderiscono anche su muri o pareti lisce.

I rami sono ricoperti da foglie o palmate a margini dentellati disposte simmetricamente rispetto al ramo.

Il colore delle foglie da verde scuro in estate vira al giallo-rossastro in autunno.

I fiori, simili a grosse campanule di colore rosso, arancio o rosa a seconda delle varietà sono riuniti in grappoli pendenti all’apice dei viticci.
I frutti sono piccoli baccelli verdi simili ai fagioli contenenti dai 5 a 7 semi piatti a forma sferica.
Fioritura
La bignonia fiorisce nel periodo estate – autunno.
Coltivazione della Bignonia
Esposizione
Le bignonie amano i luoghi caldi, soleggiati e riparati dai venti.

Terreno
Predilige terreni asciutti, ben drenati e ricchi di sostanza organica.

Annaffiature
Necessita di annaffiature settimanali e quando il terreno è perfettamente asciutto in quanto è una pianta che teme i ristagni idrici.
Concimazione
Ogni 3 – 4 mesi, somministrare alla base della pianta del concime granulare a lenta cessione.
Moltiplicazione della Bignonia
La pianta si propaga per seme e per talea semilegnosa di getti laterali. La propagazione per seme dà piante con caratteristiche genetiche diverse dalla pianta madre. La moltiplicazione per talea invece, assicura piante identiche a quella madre.
Le talee si effettuano in primavera mettendole a radicare in un miscuglio di sabbia e torba. A radicazione avvenuta le piante vanno allevate in vaso per almeno due anni.
Impianto della bignonia
La pianta va messa a dimora in primavera, in buche profonde e larghe circa il doppio del pane di terra che la circonda. Il terreno deve essere fertile e ricco di sostanza organica.

Rinvaso della bignonia
La pianta allevata in vaso necessita di contenitori più grandi ogni qualvolta le radici fuoriescono dai fori di drenaggio dell’acqua di scolo.

Bisogna avere cura di posizionare i vasi in zone riparate dalle correnti e dal freddo.
Potatura della bignonia
A febbraio accorciare i rami dell’anno precedente fino a pochi centimetri per favorire l’emissione di quelli nuovi sui quali spunteranno i fiori, infatti la bignonia fiorisce solo sui rami dell’anno.

Le piante giovani per poter ramificare ed allargarsi alla base vanno potate fino a 5 cm dal terreno.

La bignonia ha bisogno di potature annuali sia per poter crescere rigogliosa sia per rifiorire copiosamente.

La potura va effettuata in primavera su tutti i rami giovani e meno giovani per circa 1/3 della loro lunghezza.
Per i rami secchi e danneggiati la potatura deve essere radicale.
Le bignonie coltivate in vaso invece richiedono una potatura più leggera

Malattie, parassiti, cure e usi
La bignonia teme il marciume radicale, il mal bianco e l’attacco degli afidi.

Le piante allevate in vaso durante l’inverno vanno posizionate in zone riparate dalle correnti e dal freddo.

La bignonia è ideale per la copertura di graticci, pergolati e gazebi.
Bignonia linguaggio e significato dei fiori
Nel gergo dei fiori la bignonia simboleggia la fama ed il successo.

La bignonia è velenosa?
È una pianta tossica per i gatti.

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Nasturzio

 I nasturzi, Tropaeolum majus, sono piante erbacee annuali provenienti dal Perù ed appartenenti alla famiglia delle Tropaeolaceae.

Caratteristiche e generalità del Nasturzio
Il Nasturzio, nome scientifico Tropaeolum, è una pianta della famiglia delle
famiglia Tropaeolaceae di origine Sud Americana, più precisamente del Perù.

La pianta a carattere cespuglioso o tappezzante è composta da una robusta radice fascicolata.

La parte aerea della pianta è formata da numerosi e lunghi steli erbacei ricoperti da grandi da foglie lobate di colore verde chiaro che foglie se stropicciate tra le dita emanano un leggero e gradevole profumo.
Sugli steli e alla base delle ascelle fogliari, durante il periodo della fioritura, fanno la comparsa bellissimi fiori campanulati larghi circa 5 cm, delicatamente profumati e nelle diverse tonalità del crema, del giallo, dell’arancio e del rosso scarlatto.

I fiori hanno un delicato profumo di miele e sono graditi alle api.

Fioritura
Le diverse specie di nasturzi fioriscono abbondantemente dalla primavera fino alla tarda estate.
Coltivazione del nasturzio
Esposizione
Il nasturzio ama i luoghi soleggiati e riparati dal vento. Nelle regioni con clima estivo torrido va coltivato a mezz’ombra per evitare che i raggi cocenti del sole possano provocare serie bruciature fogliari. Se coltivato in un luogo ombreggiato la pianta stenta a fiorire e produrrà solo foglie.
Terreno
E’ una pianta che si adatta a qualunque tipo di terreno anche se predilige quello soffice, leggermente umidi ma ben drenato.

Annaffiature
E’ una pianta che nel periodo primaverile si accontenta delle acque piovane se coltivata in piena terra mentre in estate o durante i periodi siccitosi va regolarmente annaffiata evitando però i ristagni idrici.
Concimazione
Richiede concimazioni azotate durante il periodo della ripresa vegetativa e fosforo-potassiche durante la fioritura, in forma liquida 20 giorni o granulare a lenta cessione in media 40 giorni. Il concime liquido va diluito nell’acqua delle annaffiature mentre quello granulare va distribuito sul terreno a 2/3 cm di distanza dai rametti.
Fioritura
I nasturzi fioriscono abbondantemente dalla primavera fino alla tarda estate.

Nasturzio: coltivazione in vaso
E’ una pianta rampicante che può essere coltivata in vaso a ridosso di supporti di legno (grate), vicino alle ringhiere dei balconi o semplicemente come ricadente nei panieri sospesi
Il vaso deve avere un diametro minimo di 28 cm e come substrato occorre usare un terreno mediamente ricco di sostanza organica, ben drenato in modo da evitare i ristagni. Sul fondo del vaso è necessario posizionare uno strato di ghiaia che permette un buon drenaggio, un sottile strato di letame maturo e poi il terriccio. Il vaso va posto in una zona soleggiata e riparata dal vento.
Rinvaso
Il rinvaso si effettua a fine inverno-inizio primavera utilizzando un contenitore leggermente più ampio del precedente.

Moltiplicazione del nasturzio
La propagazione avviene per seme.

La semina si effettua in piena terra nel periodo maggio-giugno, in semenzaio alla fine dell’inverno nel periodo che va da febbraio a marzo.

Se la semina viene fatta in semenzaio, i semi vanno interrati in cassette contenenti un miscuglio di sabbia e torba. Per ogni buca si inseriscono almeno 3 semi e a germinazione avvenuta le piantine più deboli vanno eliminate o comunque diradate.

Impianto o messa a dimora
Si effettua in primavera impiantando la pianta giù sviluppata in una buca più grande del pane di terra che avvolge la radice. Una volta posizionata la piantina si aggiunge altro terriccio fino all’altezza del colletto e per non lasciare vuoti d’aria si pressa leggermente il terreno e infine si annaffia.
Potatura
Le specie perenni vanno potate. Si eliminano solo gli steli secchi o danneggiati per evitare che diventino veicolo di malattie parassitarie.
Malattie e Parassiti del Nasturzio
I nasturzi temono gli afidi che attaccano soprattutto i giovani i rametti e il marciume delle radici a causa del ristagno idrico.
Varietà o specie di Nasturzio – Tropaeolum
Esistono diverse specie e varietà di questa pianta che differiscono per dimensioni, portamento e colori dei fiori alcune adatte alla coltivazione in vaso altre in piena terra. : cespuglio, rampicante, in vaso etc

Tropaeolum majus
E’ una specie originaria dell’America del Sud ed è la più coltivata alle nostre latitudini. Ha steli di colore verde pallido, sottili e carnosi, striscianti o rampicanti, ricoperti da foglie tondeggianti molto decorative che come nella Pilea o pianta delle monete cinesi, hanno il picciolo inserito direttamente nella pagina fogliare. In estate produce fiori le cui tonalità di colore vanno dal giallo al rosso. da questa specie sono state ottenuti vari ibridi che si diversificano per il colore e la forma dei fiori e per la precocità di fioritura.
Tropaeolum peregrinum
E’ una pianta rampicante originaria del Perù e dell’Ecuador . Ha foglie pentalobate (a cinque lobi) di colore verde chiaro e produce fiori gialli, speronati e con i petali sfrangiati.

Tropaeolum polyphyllum
E’ originario del Cile e dell’Argentina. E una perenne tuberosa a portamento strisciante, alta circa 20 cm. Fiorisce ad inizio estate re i fiori speronati sono di colore giallo. Va coltivata in piena terra.
Tropaeolum speciosum
E’ una specie perenne ma decidua, originaria del Cile. Ha una radice rizomatosa che genera lunghi e sottili fusti attorcigliati. I fiori speronati e di colore rosso brillante sbocciano numerosi per tutta l’estate. La radice per potersi sviluppare ha bisogno di molto spazio e pertanto questa specie non è adatta ad essere coltivata in vaso.
Tropaeolum tuberosum
Una rampicante perenne originaria della Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù. Ha radici tuberose con foglie lobate di colore verde-azzurro. Dall’estate all’autunno regala una fioritura spettacolare producendo tantissimi fiori speronati di colore giallo o rosso.

Tropaeolum pentaphyllum
Una specie rampicante che produce fiori rosa.
Tropaeolum azureum
Una specie rampicante che in tarda primavera produce fiori speronati di colore azzurro – violetto.
Tropaeolum peltophorum
Questa specie è originaria della Colombia, e fiorisce a partire dall’estate inoltrata e fino all’autunno inoltrato (luglio -ottobre).
Tropaeolum tricolor
La Tropaeolum tricolor è originaria della Bolivia e del Cile. E’ tuberosa, rampicante che produce dei bellissimi fiori di colore variabile dal rosso, al viola al blu, con i margini screziati di verde
Usi
I nasturzi sono ideali per bordure di aiuole, in vaso per abbellire terrazzi e balconi. Alcune varietà perenni vengono coltivate come ricadenti nei vasi appesi. Nelle aiuole dei giardini la coltivazione del Nasturzio viene effettuata anche per evitare i formicai.

I fiori recisi vengono utilizzati nelle composizioni floreali miste.

I contadini coltivano il nasturzio o Trapeolo negli orti sinergici per incrementare la presenza degli insetti impollinatori e soprattutto per tenere lontano gli afidi da zucchine, melanzane e altre varietà di ortaggi.

Il nasturzio essendo gradito alle api è prezioso vicino degli ortaggi da frutto come zucchine e zucche perchè incrementa la presenza di insetti impollinatori.
Linguaggio e significato dei fiori
Il fiore del Nasturzio è il simbolo della tenacia e della lotta.

Nasturzio proprietà
Il nasturzio è una pianta che ha molte proprietà tra cui quella afrodisiaca.

Tutte le parti della pianta hanno proprietà terapeutiche e permettono di:

favorire la circolazione ed aumentare la resistenza dei vasi capillari;
rinforzare i capelli e favorirne la crescita;
stimolare la digestione;
Inoltre i fiori contengono vitamina C, circa 130 mg per 100 g e venivano utilizzati in passato per combattere lo scorbuto.

Contengono inoltre fino a 45 mg di luteina per 100 g.

Il nasturzio è un fiore velenoso o commestibile?
Il nasturzio è commestibile ed i fiori e le foglie eduli vengono utilizzati per insaporire le insalate, in ricette di pollo e pesce o come ingredienti per le frittate.

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Passiflora

Passiflora L. è un genere di piante della famiglia Passifloraceae che comprende circa 465 specie di piante erbacee perenni ed annuali, arbusti dal portamento rampicante e lianoso, arbusti e alberelli, alti fino a 5–6 m, originarie dell’America centro-meridionale, con alcune specie provenienti dal Nord America, Australia e Asia.

Il nome del genere, adottato da Linneo nel 1753 e che significa “fiore della passione” (dal latino passio = passione e flos = fiore), gli fu attribuito dai missionari Gesuiti nel 1610, per la somiglianza di alcune parti della pianta con i simboli religiosi della passione di Gesù: i viticci alla frusta con cui venne flagellato, i tre stili ai chiodi, gli stami al martello, la raggiera corollina alla corona di spine.
Morfologia
Le radici generalmente fascicolate, in alcuni casi sono carnose, a volte con produzione di polloni radicali, alcune specie come la Passiflora tuberosa hanno radici tuberose.

Il fusto abbondantemente ramificato, è sottile, talvolta cavo, a sezione rotonda, quadrata, triangolare o poligonale, solitamente di colore verde nei giovani esemplari, ricoperto da corteccia nei soggetti vetusti.

Le foglie sono alterne, di forma, consistenza, dimensioni ed aspetto variabili, con specie a foglie semplici lanceolate, bilobate o palmate con 3-9 lobi, con dimensioni di pochi millimetri come la P. gracillima fino a dimensioni di diversi decimetri come la P. gigantifolia. Nelle specie rampicanti all’ascella delle foglie ci sono gli organi di ancoraggio, a forma di viticci o più raramente appendici ramificate dotate di ventose, come nella P. discophora e nella P. gracillima, o in alcuni casi delle formazioni spinose.

I fiori sono normalmente ermafroditi, ascellari e solitari, raramente riuniti a coppie come nella P. biflora, o riuniti in racemi come si può osservare nella P. racemosa; le dimensioni sono molto variabili in dipendenza della specie, potendo arrivare al diametro di 12–15 cm della P. quadrangularis.
Generalmente hanno tre brattee di varia forma, a volte colorate e dotate di ghiandole nettarifere, il calice più o meno allungato, con 5 sepali, 5 petali a volte assenti; è normalmente presente una corona di filamenti di forma e colore variabile, con 5 filamenti che portano le antere e 3 stili recanti gli stigmi, a volte profumati o con odore sgradevole.

I frutti sono generalmente bacche ovoidali o allungate, ricoperte da un leggero tegumento che, a maturazione, si colora di giallo, viola, blu o nero, a volte con striature gialle o verdi, a volte è una capsula deiscente a maturazione, di varie dimensioni; all’interno del frutto si trova una polpa gelatinosa (arillo) che contiene piccoli semi di forma appiattita, cuoriformi, di colore scuro, coriacei e rugosi.
Le prime notizie di coltivazione in Italia della Passiflora sono riportate nel libro Erbario o Storia generale delle piante del nobile veneziano Pietro Antonio Michiel pubblicato tra il 1553 ed il 1565.

La Passiflora caerulea è l’unica specie coltivata in Italia che sopporta il gelo invernale delle regioni settentrionali, ma nelle regioni centrali e meridionali possono sopravvivere altre varietà, come la passiflora racemosa, di color rosso intenso. Originaria del Sudamerica, vigorosa pianta rampicante con lunghe ramificazioni dotate di robusti viticci che le permettono di ancorarsi facilmente a qualunque supporto, foglie persistenti o semi-persistenti, palmatofite a 5-7 segmenti, di colore verde scuro, fiori larghi anche 8–12 cm, attiniformi, ermafroditi, ascellari e solitari di circa 10 cm di diametro, di colore bianco-verdastro, con 5 petali bianco-rosati, 5 sepali che circondano una doppia corona di filamenti bianchi, blu, purpureo-scuro, lilla o violacei, che a loro volta circondano le antere dorate, 5 stami e gineceo con 3 carpelli dai grossi stimmi; fioriscono nei mesi estivi da giugno a settembre. I frutti sono bacche oblunghe globose eduli, con arillo carnoso contenenti numerosi semi.

Altre specie ornamentali originarie delle zone tropicali del Sudamerica, poco rustiche e coltivate in serra o negli appartamenti sono la P. racemosa, dai fiori rossastri o biancastri riuniti in infiorescenze pendule, che fiorisce da maggio a settembre, la P. edùlis che fiorisce da giugno ad agosto-settembre, la P. trifasciata, la P. quadrangularis che fiorisce da maggio a luglio dai fiori bianco-rosati, la P. violacea che fiorisce in agosto e settembre, e la P. umbilicata con fiori rosso-brunastri.
Uso
Come pianta ornamentale nei giardini per ricoprire muri, recinzioni, pergole; in vaso negli appartamenti o in serra.
Per il consumo dei profumati frutti eduli (maracuie), dal sapore delicato, le specie più coltivate a questo scopo sono: la P. antioquiensis, la P. coccinea, la P. edulis, la P. laurifolia, la P. ligularis, la P. maliformis, la P. membranacea, la P. mixta, la P. mollissima, la P. nitida e la P. vitifolia.
Per le proprietà medicinali.
Finora non sono state scoperte varietà non commestibili, tutte risultano commestibili; in Messico e Sud America si consumano diverse varietà compreso il frutto della passiflora cerulea che ha un sapore più acido e che normalmente si esporta in Europa sotto forma di succo concentrato con zucchero.
Proprietà medicinali
Avvertenza
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico
Le specie utilizzate a scopi medicinali sono la P. caerulea, la P. incarnata e la P. edulis. Se ne utilizzano le parti verdi, ricche di flavonoidi e alcaloidi indolici, maltolo e acidi grassi, raccolte da giugno a settembre e fatte essiccare all’ombra in luogo arieggiato.
Nell’antichità già gli Aztechi utilizzavano la passiflora come rilassante. L’infuso, lo sciroppo e l’estratto fluido hanno proprietà sedative del sistema nervoso, tranquillanti, ansiolitiche, antispastiche, curative dell’insonnia, della tachicardia e dell’isterismo; inducono un sonno fisiologico e un’attività diurna priva di ottundimento. Già ai tempi della prima guerra mondiale, la passiflora fu utilizzata nella cura delle “angosce di guerra”. L’infuso è stato inoltre utilizzato per la psicoastenia. Le caratteristiche farmacologiche della Passiflora incarnata la rendono utile per facilitare, con il controllo del medico, lo svezzamento dagli psicofarmaci.
Metodi di coltivazione
Le specie rustiche come la P. caerulea possono essere coltivate in piena terra o in vaso sui terrazzi, in posizione soleggiata e calda, con terreno fertile e sufficientemente fresco, avendo l’accortezza nelle regioni settentrionali di scegliere zone riparate dai venti freddi e prevedendo nei primi anni di vita una protezione dai geli invernali.

Tutte le specie ornamentali si prestano alla coltivazione in serra o negli appartamenti, richiedono ambienti caldi, luminosi, con una buona umidità nell’aria, concimazioni ogni 15 giorni nella bella stagione, con fertilizzanti liquidi, annaffiature abbondanti; in primavera rinvasare o rinterrare usando terriccio universale; si deve praticare una drastica potatura alla ripresa vegetativa, per mantenere un aspetto compatto alla pianta ed avere robusti getti fioriferi.

La Passiflora non sopporta in alcun modo i ristagni idrici nel terreno, pertanto sia in vaso che in piena terra è necessario aggiungere un po’ di sabbia per migliorare la struttura del terreno al fine di garantire un rapido drenaggio delle acque in eccesso.

La moltiplicazione avviene per talea, propaggine o con la semina.

Avversità
Soffre i geli invernali.
Marciume floreale favorito da esposizione al freddo e da carenze nutritive.
Condizioni ambientali sfavorevoli, come eccessi di umidità o temperatura eccessiva dei locali nella stagione invernale, nelle specie coltivate in appartamento o in serra favoriscono gli attacchi di Cocciniglia oleosa, di Acari, nonché Tripidi e la Mosca bianca.

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Thunbergia

Thunbergia è un genere di pianta floreale della famiglia delle Acanthaceae, nativa delle zone orientali e meridionali dell’Africa; frequentemente coltivata e naturalizzata in tutte le zone più calde della Terra.

È un rampicante erbaceo, con fiori la cui colorazione va dal bianco al giallo scuro. La gola dei fiori può essere rossa o viola.

È stata diffusa dall’uomo in paesi tropicali e sub-tropicali per il suo valore decorativo. In Kenya è utilizzata come foraggio per l’allevamento e le foglie vengono mangiate dagli uomini come verdura. In India e Malaysia le foglie vengono applicate alle tempie per guarire il mal di testa. In Tanganika alcune gocce di linfa vengono applicate agli occhi in caso di infiammazione (probabilmente congiuntivite). La linfa di altre specie viene bevuta come rimedio per la costipazione e in casi di cancro del colon. I frutti assomigliano a delle piccole zucche e vengono quindi usati dai bimbi kenioti per giocare.

Il nome di questo genere tropicale è dedicato a Carl Peter Thunberg, botanico svedese soprannominato il Padre della botanica sud-africana.

Sua Moltiplicazione
la Thunbergia alata meglio conosciuta come Susanna dagli occhi neri, una spettacolare pianta rampicante dai fiori grandi e decorativi che abbelliscono per tutta l’estate giardini e terrazzi.
Riproduzione della Thunbergia alata o tunbergia
La tunbergia si riproduce con talea e la tecnica è molto facile da applicare:

All’inizio della primavera prelevare con forbici ben affilate e disinfettate delle talee lunghe 10 cm dalle estremità degli steli.
Il taglio netto e obliquo va praticato subito sotto il nodo lasciando solo 2-3 foglie apicali.
Cospargere la parte tagliata con un leggero strato di ormone radicante in polvere.
Oppure immergere le talee in una soluzione di ormone radicante fai da te per 2- 3 ore o ancora annaffiare le talee con lo stesso ormone, solo nei primi due giorni dall’interramento.
Interrare le talee in un terriccio universale misto a sabbia grossolana facendo dei piccoli buchi con l’attrezzo adatto.
Dopo aver compattato il terriccio intorno alle talee, ricoprire il vaso con una busta di plastica trasparente (anche la pellicola per alimenti) evitando il diretto contatto con esse.
Mettere il vaso all’ombra in luoghi in cui la temperatura non supera i 25°C.
Nelle ore più calde della giornata scoprire il vaso e accertarsi che il terreno sia costantemente umido.
La comparsa di nuovi germogli segnalerà l’avvenuta radicazione.
Quando le talee appariranno belle rigogliose vanno trapiantate in vasi di piccolo diametro ed allevate con le stessa tecnica di coltivazione della Thunbergia adulta.
Thunbergia grandiflora – rampicante estiva
La Thunbergia grandiflora o semplicemente Tunbergia è una pianta ornamentale adatta alla coltivazione in vaso e in piena terra.
Caratteristiche generali della Thunbergia grandiflora
Al genere Thunbergia appartengono diverse varietà tutte molto decorative come la classica thunbergia alata.

La thunbergia grandiflora proveniente dall’India settentrionale è una pianta sempreverde a portamento rampicante formata da numerosi steli che negli esemplari adulti raggiungono altezze superiori ai 5 metri.
Le foglie di colore verde brillante sono semplici, opposte e con margini leggermente dentati.

Agli apici dei lunghi steli e tra il ricco fogliame, durante il periodo della fioritura, riuniti in infiorescenze terminali, sbocciano lunghi fiori tubulari (simili a campanelle), di colore azzurro-lavanda con la gola bianca.
Fioritura: la Thunbergia grandiflora fiorisce durante il periodo estivo e nei climi caldi fino all’autunno inoltrato.

Coltivazione della Tunbergia
Esposizione: ama i luoghi luminosi ma non il sole diretto (brucia le foglie).

Terreno: predilige un terreno siliceo, ricco di sostanza organica e ben drenato.

Annaffiature: regolari e costanti dalla ripresa vegetativa fino a fine fioritura. Nel periodo autunno-inverno, è sufficiente mantenere il terreno leggermente umido.
Concimazione: da giugno a settembre somministrare, ogni 20 giorni, del concime liquido specifico per piante da fiore opportunamente diluito nelle acque delle annaffiature.
Moltiplicazione della Thunbergia grandiflora
La Thunbergia grandiflora si moltiplica con la stessa tecnica della thunbergia alata per talea di fusto nel mese di maggio.
Le talee, lunghe circa 15 cm, prelevate con cesoie ben affilate e disinfettate, vanno messe a radicare in un miscugli di torba e sabbia umida. I contenitori vanno poi collocati in luoghi ombreggiati fino all’attecchimento delle radici. A radicazione avvenuta (comparsa di nuove foglie) le nuove piantine vanno trapiantate in singoli vasetti.
Potatura della Tunbergia
Per stimolare la crescita è consigliabile cimare gli apici degli esemplari giovani.Per conferire un’armonia della forma nelle piante adulte si accorciano i rami troppo lunghi e disordinati. Si recidono alla base quelli secchi o danneggiati.
Rinvaso della Tunbergia
Nel mese di marzo effettuare il rinvaso delle piante allevate in vaso.
Malattie e parassiti
La Thunbergia grandiflora teme l’attacco degli afidi che vanno combattuti con trattamenti antiparassitari specifici.

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Cobea scandens

La Cobaea scandens o Cobea è una pianta rampicante esotica apprezzata per la sua prolungata fioritura estivo-autunnale e perchè facile da coltivare in vaso e in piena terra.

Caratteristiche generali della Cobea – Cobaea scandens
La Cobaea scandens è una pianta rampicante della famiglia delle Polemoniaceae originaria del Messico, diffusa allo stato rustico nei boschi umidi e nelle foreste tropicali. Viene coltivata come ornamentale annuale nelle zone a clima freddo e come perenne in quelle a clima temperato.

Si tratta di una pianta caratterizzata da una crescita rapida e vigorosa che in pieno sviluppo vegetativo, solitamente dopo 2 anni, produce arbusti larghi 50 – 90 cm formati da tralci lunghi mediamente 7 metri.
I fusti, erbacei o suffruticosi, sono ricoperti da un un fitto fogliame di color verde brillante talvolta variegato.

Le foglie, alterne e sessili, sono composte, imparipennate formate da tre paia di foglioline ovate terminanti con cirri o viticci grazie ai quali la pianta riesce ad arrampicarsi su qualsiasi sostegno. Le foglie sono semi-persistenti solo nelle regioni a clima mite.

I fiori, grandi e decorativi, sono campanulati, con corolla formata da petali rosso-violacei o bianchi, a seconda della varietà, da cui si protendono stigma e stami gialli. Il calice è formato da grandi sepali liberi di colore verde scuro. I fiori, portati abbondantemente e singolarmente lungo gli steli, ancora in boccio o appena aperti sono bianco-verdastri, poi via via cambiano di colore passando da sfumatura rosata al viola porpora. Secondo alcuni studiosi, il cambiamento di colore dei fiori ha la funzione di segnalare agli insetti impollinatori che il polline è maturo.
I frutti sono grandi capsule carnose ovoidali contenenti numerosi semi fertili.

Fioritura
La Cobaea scandens fiorisce dalla tarda primavera fino all’estate, da Giugno a Settembre. L a fioritura dura 3 mesi.

Coltivazione della Cobea
Esposizione
La pianta per produrre fiori a profusione va posta in un luogo soleggiato. Sopporta bene il caldo afoso dell’estate ma teme il freddo e, per tale motivo, nelle regioni settentrionali viene coltivata come annuale, mentre in quelle meridionali e nelle isole come perenne e, anche se perde le foglie durante i mesi freddi, le ributterà in primavera non appena riprende il suo ciclo vegetativo. Per far crescere la Cobaea scandens è bene impiantarla in un luogo riparata dai venti e preferibilmente con la radice all’ombra.
Terreno
E’ una pianta che pur crescendo bene in qualunque tipo di terreno predilige un substrato fresco e umido, soprattutto ben drenato. Va concimata da aprile a settembre. Si può coltivare in vaso (diametro minimo 28 cm).
Come substrato utilizzare terreni sciolti, freschi e ben drenati. Non necessita di potature particolari, è sufficiente rimuovere le parti danneggiate e i fiori appassiti. La moltiplicazione avviene per seme, da gennaio ad aprile.
Annaffiature
Ha bisogno di innaffiature regolari e abbondanti in estate, ma senza inzuppare il terreno che a per evitare che il ristagno dell’acqua possa provocare il marciume della radice. Nei mesi invernali le annaffiature vanno sospese del tutto se la pianta è coltivata in piena terra e ridotte al minimo indispensabile se allevata in vaso.
Concimazione
In primavera, la Cobaea coltivata come perenne va concimata con un fertilizzante ricco di azoto per favorire il ricaccio di nuove foglie, successivamente, fino alla fine dell’estate necessita di un apporto di concime a più alto tenore di fosforo e potassio. La Cobaea annuale va concimata da aprile a settembre, ogni 20 giorni.
Cobaea scandens: coltivazione in vaso
Può essere coltivata anche su balconi e terrazzi in vasi capienti di almeno 30 centimetri di diametro riempiti con terriccio composto da 2/3 di terra fertile e da 1/3 di torba fibrosa arricchito con sabbia. Per favorire il drenaggio dell’acqua delle annaffiature è consigliabile mettere sul fondo del vaso uno strato di argilla espansa, ghiai grossolana o latro materiale drenante. Va concimata da aprile a settembre con un fertilizzante specifico per piante da fiore a basso tenore di azoto (N) per evitare una crescita troppo rigogliosa della massa vegetale.
Rinvaso
La Cobaea scandens si rinvasa ogni 2-3 anni in primavera, utilizzando un contenitore di poco più grande del precedente e del nuovo terriccio fresco e umido. Quando l’operazione del rinvaso risulta poco agevole, basta sostituire parte del terriccio superficiale con pari dose di quello nuovo e ricco di sostanza organica.

Moltiplicazione della Cobaea scandens
La pianta può essere moltiplicata per seme e propagata anche facilmente per talea soprattutto la Cobaea a fogliame variegato.

Moltiplicazione per seme
La riproduzione per seme è quella più praticata.

La semina anche se può essere fatta praticatamente tutto l’arco dell’anno viene solitamente effettuata alla fine dell’inverno, da marzo a maggio se si vogliono avere piante in fiore dal mese di Luglio.
I semi si stratificano su un terriccio specifico, mantenuto umido fino alla comparsa dei germogli. Successivamente le piantine vanno trasferite in vasi singoli fino a quando il rischio delle gelate notturne è del tutto scongiurato. In maggio, le nuove piante di Cobaea alte più di 10 cm, possono essere messe a dimora definitiva in piena terra o in un vaso più grande.
Potatura
Per favorire una continua produzione di fiori, è sufficiente eliminare man mano quelli appassiti. In ottobre o in marzo le piante per contenere l’eccessivo sviluppo della pianta si accorciano di 1/3 o 2/3 i rami che sono troppo invadenti e si potano drasticamente quelli danneggiati.
Varietà e specie di Cobaea
In natura esistono molte specie di Cobaea, 18 circa, che crescono prevalentemente nell’America tropicale e tra queste solo alcune vengono apprezzate a scopo ornamentale.

Cobaea scandens f. alba
E’ una rampicante perenne che viene coltivata come annuale. Ha una crescita rapida ma non supera i 2, 5 metri di altezza. Ha foglie persistenti e durante il periodo della fioritura produce grandi fiori campanulati dapprima verdastri, poi bianco-crema che emanano un gradevole profumo di miele. E’ una pianta di facile coltivazione, adatta per coprire muri, pergole e ringhiere di recinzione.

Cobaea penduliflora Hooker
Una specie originaria del Venezuela. E’ una rampicante che forma arbusti composti da lunghi tralci penduli ricoperti da foglie composte da due paia di piccole foglie.

Cobaea pringlei
E’ una specie perenne, originaria di Messico e come le altre specie si arrampica a qualsiasi sostegno grazie ai viticci a spirale di cui è dotata. I tralci sono lunghi da 5 a 7 metri. Produce grandi fiori di color bianco crema, a forma di imbuto e portati singolarmente sui lunghi rami. E’ adatta anche alla coltivazione nelle regioni in cui le temperature minime scendono sotto i -10° C se viene drasticamente potata non appena arrivano i primi freddi. L’epiteto specifico, pringlei, è stato dato a questa specie di Cobaea in onore di onora Cyrus Guernsey Pringle un illustre botanico americano e coltivatore di piante.

Usi
La Cobaea scandens è una pianta rampicante che regala spettacolari macchi di colore in tutti i tipi di giardino. In piena terra è particolarmente indicata per coprire muri, recinzioni, pergolati. Coltivata in vaso abbellisce balconi e terrazze se fornita di grigliati. Ha successo anche in floricoltura perchè i suoi fiori recisi vengono utilizzati nelle composizioni floreali.
Curiosità
Il genere Cobaea porta il nome di Barnabas Cobo, missionario spagnolo e illustre naturalista che visse per 50 anni visse tra il Messico e il Perù. L’epiteto specifico che deriva dal latino scandens (arrampicata) fa riferimento al fatto che la pianta si arrampica ovunque.
La Cobaea è conosciuta con vari nomi comuni e quelli più noti sono:

edera messicana
campanelle della Cattedrale o del monastero

Nei luoghi di origine e in Nuova Zelanda la pianta di Cobea è considerata una erbacea altamente invasiva.

 

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Caprifoglio

Il Caprifoglio, Lonicera Caprifolium, originario del Giappone, coltivato nei giardini a scopo ornamentale è conosciuto anche con il nome di Madreselva.

Se ne contano diverse specie ma la più diffusa è senza dubbio la Lonicera yaponica.
Caratteristiche generali della Lonicera
Il Caprifoglio o Lonicera è una pianta perenne della famiglia Caprifoliaceae originaria dell’America ed Estremo Oriente e diffusa in tutte zone caratterizzate da un clima mite.

La Lonicera è una pianta rampicante a portamento rigoglioso, con foglie ovali di colore verde brillante.

I fiori sono raggruppati infiorescenze a grappoli. Hanno forma tubolare con petali generalmente bianchi e molto profumati.

I frutti, molto decorativi ma velenosi sono bacche di colore rosso contenenti piccoli semi.
Alcune specie di caprifoglio sono sempreverdi altre, invece, sono a foglie decidue.

Fioritura
Il Caprifoglio fiorisce dalla primavera fino alla tarda estate.
Esposizione
E’ una pianta che predilige le zone soleggiate, al massimo semiombrose e al riparo del vento. Resiste bene anche al clima invernale molto rigido
Terreno
La Lonicera ama i terreni umidi, ricchi di sostanza organica e ben drenati. Il substrato di coltivazione ottimale deve essere leggero, umido e composto in gran parte da terriccio universale e terreno da giardino con pH leggermente acido. Il terreno troppo compatto o pesante compromette lo sviluppo dell’apparato radicale e anche la normale crescita della pianta.
Annaffiature
Generalmente la pianta allevata in piena terra si accontenta delle acque piovane ma va irrigata regolarmente nei periodi di gran caldo e di prolungata siccità soprattutto se si tratta di un esemplare giovane. La Lonicera allevata in vaso va annaffiata in estate una volta a settimana e raramente durante il periodo invernale.
Concimazione
La Lonicera dalla ripresa vegetativa fino a fine fioritura richiede un terreno ricco di nutrienti e pertanto ogni 40 giorni somministrare periodicamente alla base del cespuglio del concime a lento rilascio specifico per piante da fiore ricche in fosforo (P) e potassio (K). In alternativa si può concimare con un fertilizzante liquido diluito nell’acqua delle annaffiature.
Moltiplicazione del Caprifoglio
Si riproduce in estate per talea apicale dei fusti e per propaggine. Per seme in autunno.

Moltiplicazione per propaggine o propagginazione
Tra tutte le tecniche elencate la più semplice è senza dubbio la propaggine.

Si interra a circa 15 cm di profondità nel terreno un ramo della pianta madre, senza staccarlo;
lo si fissa nel terreno con un picchetto e lo si lascia indisturbato per circa 1 anno, cioè il tempo necessario all’emissione delle radici.
A radicazione avvenuta, si stacca la nuova pianta dalla parte del ramo madre e la si coltiva come quella adulta in un luogo soleggiato a ridosso di muri, gazebi o pergole.
Nel trasferire la nuova pianta nella buca definitiva bisogna fare attenzione a non traumatizzare il suo delicato apparato radicale.
Moltiplicazione per seme
La semina va fatta in semenzaio protetto e caldo. Per tutto il tempo necessario alla germinazione dei semi il terreno va mantenuto leggermente umido. Nella primavera successiva le nuove piante vanno trapiantate in piena terra o in vasi abbastanza profondi.

Moltiplicazione per talea
In autunno, si prelevano con cesoie ben affilate e disinfettate delle porzioni di rametti legnosi e si mettono a radicare in un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali.
A radicazione avvenuta, si lasciano irrobustire i nuovi germogli.
Quando le nuove piantine di Lonicera saranno forti e rigogliose potranno essere trasferite in vasi singoli e allevate in essi fino al momento della messa a dimora definitiva che si effettua nella primavera successiva.
La moltiplicazione per talea può essere praticata anche in estate e in questo caso si prelevano talee semilegnose che vanno trattate come quelle legnose.

Impianto del Caprifoglio
La messa a dimora si effettua da maggio a settembre in buche larghe e profonde circa 50 cm preventivamente arricchite di uno strato di stallatico ben maturo.
Potatura del Caprifoglio
Per conferire armonia di forma e per contenere il suo eccessivo sviluppo praticare una leggera potatura tra marzo-aprile.

Le piante che vengono utilizzate per siepi di separazione, necessitano nei primi anni si sviluppo, di una potatura autunnale – invernale più drastica.

Per favorirne la crescita e la fioritura infatti si accorciano i rami di circa la metà della loro lunghezza. La potatura di contenimento si effettua generalmente ogni 2 -3 anni.
Parassiti e malattie del Caprifoglio – Lonicera
Il Caprifoglio come altre piante ornamentali teme l’attacco degli afidi e della cocciniglia che rovinano foglie e fiori.

Tra le malattie fungine è sensibile al mal bianco o oidio se il clima è troppo umido o piovoso; al marciume radicale se il terreno non è ben drenato; soffre il mal del piombo o meglio la
Cercosporiosi una malattia fungina che si manifesta con vistose macchie brunastre a carico delle foglie che in poco tempo perdono vitalità e seccano.
Usi
Le piante di Caprifoglio vengono utilizzate a scopo ornamentale per coprire muri, pergolati e ringhiere. Le specie arbustive invece sono piante ideali per formare siepi o dividere zone diverse dei giardini.
Il Caprifoglio coltivato a scopo ornamentale nei giardini è una pianta rustica officinale con numerose proprietà terapeutiche.

Caprifoglio proprietà
Le foglie e i fiori essiccati vengono largamente usati in erboristeria per la preparazione di tisane, decotti e infusi dalle spiccate proprietà:

antimicrobiche attive su particolari batteri patogeni come: Staphylococcus Aureus, Pseudomonas Aeruginosa ed Escherichia coli batteri presenti nella pelle.
antipiretiche, antinfiammatorie ed ipotensive.
Gli infusi di caprifoglio dal sapore gradevole sono indicati come sedativi della tosse.

Controindicazioni del caprifoglio
Esistono oltre 180 specie di caprifoglio e non tutte le specie sono commestibili, come anche le parti della pianta.

I frutti di alcune varietà, bacche di colore rosso-violaceo o nero sono tossiche per via della xilosteina.
E’ bene quindi rivolgersi in farmacia o in erboristeria per l’acquisto di agrifoglio per tisane, infusi e decotti.
Il Caprioglio è velenoso?
È sconsigliato il consumo dei frutti per la presenza di sostanze tossiche.

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Anredera cordifolia-Vite di Madeira

La Anredera cordifolia è una pianta rampicante coltivata nei parchi pubblici, nei giardini privati per la bellezza del suo fogliame e delle vistose infiorescenze pendenti di colore bianco-crema.
Caratteristiche generali della Anredera cordifolia – Vite di Madeira
La Vite o liana di Madeira, nome scientifico Anredera cordifolia, è una pianta rampicante della famiglia delle Basellaceae originaria del Paraguay diffusa allo stato spontaneo in Brasile, Argentina del nord e in tutte le zone del nostro pianete caratterizzate da un clima caldo. In Italia questa pianta cresce indisturbata nella fascia mediterranea, dai centri abitati ai litorali costieri.

Si tratta di una vigorosa pianta geofita rizomatosa che si sviluppa da grossi tuberi ipogei carnosi, e sodi, di colore chiaro che tendono a rigettare nuove radici tuberose nella primavera successiva. I rizomi sono commestibili e come quelli del Topinambur possono essere consumati anche fritti.
La vite di Madeira ha un portamento arbustivo a crescita molto veloce infatti può allungarsi fino a 5 metri l’anno se il clima è adeguato alle sue esigenze. La parte aerea è formata da numerosi fusti cilindrici e verdi, molto caratteristici infatti sviluppano tubercoli radicali che quando cadono sul terreno attecchiscono generando in pochissimo tempo nuove piante che possono crescere di 1 m di lunghezza in soli 4 giorni..

Le foglie, di colore verde intenso, sono lucide, di consistenza carnosa ed hanno una forma cuoriforme (foglie cordate); il margine è ondulato e sollevato verso l’alto. Anche le foglie della Anredera sono commestibili. Nelle regioni con inverni molto rigidi le foglie seccano per poi essere ricacciate nella primavera seguente mentre in quelle con inverni la pianta si comporta come una sempreverde.
I fiori sono raggruppati in vistose infiorescenze a spighe gradevolmente profumate che pendono dalla base delle ascelle fogliari. Hanno forma stellata con corolla composta da 5 petali ovati di colore bianco-crema che fanno da corona ai vistosi e lunghi stami che spuntano dal disco centrale.

I frutti sono capsule indeiscenti molto leggere contenenti piccoli semi scuri che vendono disseminati dal vento anche a metri di distanza dal luogo di produzione.

Fioritura
La Anredera produce abbondantissime fioriture, anche se di breve durata, nel periodo estate-autunno, generalmente da agosto a settembre inoltrato.
Coltivazione della vite di Madeira – Anredera cordifolia
Esposizione
La specie Anredera cordifolia tollera facilmente eventi di siccità, soprattutto se la sua base si trova all’ombra, ma i migliori risultati si ottengono in zone dove si può assicurare un regolare moderato apporto di acqua. La pianta ama il pieno sole, ma può crescere con successo anche in zone con insolazione parziale.
Terreno
La pianta anche se si sviluppa bene a mezz’ombra, per emettere nuovi rami frondosi e produrre fioriture abbondanti, predilige l’esposizione in pieno sole, riparate dai venti. Sopporta bene il caldo dell’estate e resiste anche alle basse temperature dei mesi più freddi dell’inverno.

Annaffiature
E’ una pianta che sopravvive a lunghi periodi di siccità sopratutto se l’apparato radicale si trova all’ombra. Per mantenere turgidi fusti e coriacee le foglie va comunque irrigata regolarmente ma senza eccessi per evitare l’insorgenza del marciume delle radici.
Concimazione
La pianta di Anredera cordifolia va concimata in tarda primavera con un fertilizzante liquido specifico per piante verdi e fiorite, diluito nell’acqua delle annaffiature. In alternativa, per assicurare uno sviluppo armonioso alla pianta basta spargere ai suoi piedi del concime pellettato o granulare a lento rilascio.
Coltivazione in vaso
Questa pianta viene coltivata anche in vaso su balconi e terrazze per ricoprire ringhiere e graticci anche se la sua crescita in larghezza è piuttosto rallentata e i fusti anche se molto lunghi sono meno vigorosi. Si utilizza un vaso avente un diametro di almeno 40 cm, riempito con una composta specifica mista a sabbia o altro materiale drenante. In inverno il vaso contenete la pianta va riparato sotto tettoie o porticati luminosi.
Rinvaso
Si effettua quando le radici avventizie della Anredera fuoriescono dai fori di drenaggio dell’acqua delle annaffiature o quando la pianta non ha più spazio disponibile. Si utilizza nuovo terreno fresco e fertile sempre misto a una manciata di sabbia. Il periodo migliore per il rinvaso è l’inizio della primavera.

Moltiplicazione della Anredera cordifolia
La moltiplicazione avviene per seme e molto più facilmente per via agamica o vegetativa per divisione dei rizomi sotterranei o impiantando al momento stesso i tubercoli radicali dei fusti che si formano tra le ascelle fogliari. Si interrano per metà della loro lunghezza nel terriccio soffice lasciando all’esterno una o più gemme che nel giro di pochi giorni daranno vita a vigorosi tralci.
Impianto o messa a dimora
I rizomi e le piante di Anredera acquistate nei vivai, si mettono a dimora in primavera, quando il pericolo delle gelate notturne è del tutto scongiurato. Il terreno deve essere preferibilmente leggero, ricco e ben drenato. I rizomi si impiantano ad una profondità 10 – 12 cm mentre per le piante già sviluppate la profondità giusta varia in relazione al pane di terra che avvolge l’apparato radicale. Se si intende coprire muri rustici o ringhiere di recinzione i tuberi e le piante vanno impiantati a distanza di 80 – 150 cm.
Potatura
La Vite di Maderia va potata al fine di contenere la sua crescita rapida. Utilizzando cesoie ben affilate e disinfettate si accorciano i rami molto lunghi e si recidono alla base quelli secchi o danneggiati dal freddo.
Parassiti e malattie della Anredera
E’ una pianta che raramente viene attaccata dagli afidi o dalla cocciniglia. Tra le malattie fungine o crittogame è sensibile al marciume delle radici causato da terreni troppo pesanti o poco drenanti.

Varietà e specie di Anredera
Anredera vesicaria
E’ una vite erbacea, formata da un fitto intreccio di tralci lunghi circa 8 metri. Produce piccoli fiori profumatissimi di color crema portati in pannocchie lunghe fino a 70 cm. E’ una specie originaria del Texas, del Messico. In Florida cresce indisturbata in boschetti, lungo i bordi stradali fino a 500 metri di altitudine.
Usi
La Anredera viene impiegata in giardinaggio come rampicante ornamentale per realizzare fitte siepi di separazione, per coprire graticci, muri rocciosi e per abbellire le facciate di ruderi.

In cucina, le foglie più tenere altamente nutrienti e dal sapore leggermente amarognolo vengono consumate come gli spinaci. Sono ottime crude o cotte, su tramezzini, nelle insalate miste ,nelle zuppe, saltate in padella o fritte in pastella.

I tuberi da sapore gustoso sono ottimi fritti, bolliti o arrostiti.

Nella medicina tradizionale cinese le varie parti della pianta di vite di Madeira vengono usate secche o essiccate per curare infezioni, ferite, malattie del fegato e altri disturbi.
La vite di Madeira è velenosa?
Come già detto precedentemente tutte le parti della pianta sono commestibili, gustose, ricche di fibre vegetali e di nutrienti vari.

Curiosità
La Anredera cordifolia nei paesi anglosassoni viene chiamata volgarmente Heartleaf madeiravine, mentre in Spagna come Parra de Madeira.

Negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, Nuova Zelanda e in Sud Africa questa pianta è considerata erba infestante altamente invasiva soprattutto per gli alberi ad alto fusto e anche per colture alimentari. Il nome generico della Anredera è ancora incerto quello specifico cordifolia è riferito alle foglie cordate o cuoriformi.

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Piante rampicanti da giardino

Quali sono le piante rampicanti per avere un gazebo o un pergolato bello da vedere ed in grado di fare una piacevole ombra?
Quali sono le piante rampicanti sempreverdi?
Quali quelle resistenti al freddo?
Quali pianti rampicanti scegliere per i fiori?

Sua maestà la rosa rampicante con le sue delicate tonalità di colore che ben si adatta anche alla coltivazione in vaso.

Un tocco di azzurro cielo con il blu del Plumbago o gelsomino celeste?

la clematis rosso porpora, bianca una pianta rampicante che si adatta ad essere coltivata con successo in condizioni climatiche particolari,
infatti non teme il freddo anche se si spoglia delle foglie durante l’inverno.

La passiflora o fiore della passione che produce bellissimi fiori per tutta l’estate. Bella anche dopo la fioritura quando compaiono e maturano i suoi frutti, delle bacche ovali di colore giallo ocra.

Le bacche della passiflora contengono una profumata, gelatinosa e commestibile.

Una parete in fiore con le splendida bouganville,o la bignonia che si attacca ai muri con le ventose presenti sui rami.L’eterno ed immancabile glicine con i suoi grappoli profumati.
La bella sempreverde e coriacea dipladenia mandevilla con chioma folta, foglie verde scuro e grandi fiori campanulati.

La stupenda pandorea che protende i suoi tralci ricchi di fiori fino al cielo.
La thunbergia alata meglio conosciuta con il nome di “Susanna dagli occhi neri” che si adatta molto facilmente alla coltivazione in vaso,
una pianta rampicante sempreverde originaria dell’Africa dalla crescita rapida che fiorisce dalla primavera fino alla tarda estate.

La vite canadese in grado di tappezzare grandi muri in brevissimo tempo grazie ai suoi lunghi tralci ricoperti da grandi foglie penta lobate di colore verde scuro.
Il nasturzio con fiori vistosi di colore giallo- arancio

Rosa rampicante
Plumbago o gelsomino celeste
Clematis rosso porpora
Passiflora o fiore della passione
Bouganville
Bignonia
Glicine
Dipladenia mandevilla
Pandorea
Tunbergia alata
Vite canadese
Nasturzio

Rosa rampicante

Le Rose Banksiae sono rose molto antiche apprezzate in giardinaggio per la loro notevole e rapida crescita e soprattutto per le abbondanti e spettacolari fioriture.
Caratteristiche generali della rosa banksiae
Le rose banksiae sono rose molto antiche originarie della Cina dove crescono allo stato spontaneo in tutti i luoghi soleggiati e ben arieggiati dando vita a paesaggi unici e colorati.

Si tratta di rose rampicanti, per lo più ibride e molto longeve, dalla crescita vigorosa. Hanno robuste e profonde radici rizomatose e una parte aerea composta da numerosi fusti sottili di colore verde chiaro totalmente privi di spine.

Le foglie sono composte da 3 o 5 foglioline, lunghe 6 – 7 cm e larghe circa 6 cm. La pagina fogliare quasi lucida è solitamente di colore verde chiaro; il bordo è finemente dentellato o seghettato. Il fogliame di queste rose persiste anche nei mesi invernali.
I fiori sono piccoli e riuniti in mazzi apicali sui rami legnosi. Nelle maggior parte delle specie sono doppi, con petali dalle tonalità bianche gialle, rosa magenta e quasi tutti sono leggermente e gradevolmente profumati.
I frutti o meglio i cinorrodi, raramente presenti, sono piccole capsule ovoidali simili a piselli che a seconda della varietà vanno dal colore rosso scuro al quasi marrone o al giallo-verde.

Fioritura
La rosa banksiae fiorisce abbondantemente in tarda primavera e la fioritura anche se spettacolare purtroppo è unica e generalmente inizia a metà aprile.
Coltivazione della Rosa banksiae
Esposizione
Queste rose amano l’esposizione soleggiata e il clima asciutto. Tollera bene il caldo dell’estate mal sopporta il freddo gelido dei mesi invernali e soprattutto le gelate prolungate.

Terreno
Il terreno di coltivazione deve essere leggero, sciolto e ben drenato e soprattutto ricco di sostanza organica. Se il terreno del giardino è troppo argilloso o pesante molto pesante ed argilloso può essere corretto al momento dell’impianto aggiungendo una buona dose di terriccio universale misto a sabbia. una piccola quantità di sabbia e di buon terriccio universale bilanciato.
Annaffiature
Le rose banksiae messe a dimora da anni possiedono un apparato radicale robusto e profondo quindi necessitano di sporadiche annaffiature in quanto resistono anche a lunghi periodi di siccità Le piante invece giovani vanno annaffiate con maggiore frequenza da marzo a settembre.

Concimazione
Sono piante che a causa della loro crescita rapida, per le notevoli dimensioni che raggiungono e per le loro copiose fioriture necessitano di abbondanti concimazioni. Una prima concimazione va fatta in inverno con una somministrazione di stallatico ben maturo e con un concime a lenta cessione, anche di origine naturale come la cornunghia. In seguito, per tutto il ciclo vegetativo, una volta al mese, va somministrato un concime ternario specifico per rose.
Rosa banksiae: coltivazione in vaso
La rosa banksiae viene spesso coltivata anche in vaso anche se incontra grandi difficoltà a svilupparsi come in piena terra. Necessita di un vaso molto capiente e profondo con materiale drenante sul fondo, terreno da giardino misto a terriccio universale e concime a lento rilascio.

Rinvaso
Questa operazione è difficile da praticare e quindi si consiglia di rinnovare solo il terreno superficiale, almeno 5 cm se è possibile. Se il vaso sacrifica la pianta è arrivato il momento di trasferirla in piena terra e lasciarla libera di espandersi.
Moltiplicazione della Rosa banksiae
La riproduzione della Rosa banksiae avviene per talea legnosa.

In autunno avanzato, si prelevano talee da rami legnosi e vigorosi effettuando tagli obliqui sotto a una gemma.
Ciascuna talea deve avere 3-4 gemme in tutto e priva di punta.
Si preparano i vasi, tanti quanti sono le talee prelevate, riempiti con un miscuglio composto da 2 parti di sabbia di fiume lavata e una parte di torba bionda di sfagno, lo si inumidisce abbondantemente.
Si interrano le talee di rosa nel substrato per almeno 2/3 della loro lunghezza e si fa aderire il terriccio ben bene.
Si spostano i vasi in un luogo luminoso ma fresco e ben ventilato e per tutto il tempo necessario alla radicazione si mantiene il terriccio costantemente umido.
Nella primavera successiva, le piantine che hanno radicate vanno trasferite in vasi singoli e lasciate irrobustire in essi fino a quando le dimensioni raggiunte saranno adatte per messa a dimora definitiva senza alcun rischio.
Impianto o messa a dimora
La messa a dimora della Rosa banksiae può essere fatta in qualsiasi periodo dell’anno, anche i vivaisti consigliano come periodi migliori la primavera e ancora meglio l’autunno, se si vogliono ottenere per tempo abbondanti fioriture.

Come luogo ideale d’impianto è da preferire una posizione possibilmente a ridosso di un muro in modo da tenerla al riparo dai venti freddi dell’inverno.
La buca destinata ad accogliere la rosa banksiae deve essere grande e profonda almeno del doppio del pane di terra. Si mette sul fondo della buca del materiale drenante, un po’ di concime a lenta cessione e uno strato di terra.
Si tiene la pianta immersa in una bacinella piena d’acqua per evitare la rottura del pane di terra.
Si estrae la pianta dal vaso con molta delicatezza;la si mette nella buca e poi la si copre con altro terreno fino all’altezza del colletto.
In seguito, per almeno 2 mesi si mantiene il terreno costantemente umido per favorire l’attecchimento dell’apparato radicale nella nuova dimora e si arricchisce il terreno di coltivazione con i nutrienti indispensabili alla crescita e alla fioritura evitando però che la radice venga a contatto diretto con il concime.
Se si acquistano piante di rosa banksiae a radice nuda il periodo di impianto varia a seconda del clima regionale. Nelle regioni del Centro e Sud Italia il periodo ideale per la messa a dimora è il tardo autunno (novembre- dicembre), nelle altre invece la primavera. Nei primi anni di impianto, finché non si forma un tronco che è in grado di sostenere il peso del resto della pianta, le rose banksiae necessitano di un sostegno.
Potatura della Rosa banksiae
Le banksiae non vanno necessariamente potate ma solitamente si interviene dopo il terzo anno dalla data dell’impianto, per contenerne la crescita invasiva, per dare armonia alla chioma o per favorire il ricaccio dei nuovi rami. Utilizzando cesoie ben affilate e disinfettate, generalmente verso la fine dell’inverno, si accorciano di circa la metà i rami più lunghi, si recidono alla base quelli secchi e durante l’arco dell’anno si cimano quelli dell’anno cresciuti in maniera disordinata. Si alleggeriscono eventualmente le parti più interne per favorire l’arieggiamento e quindi lo sviluppo di malattie fungine.
Malattie e parassiti delle Rose banksiae
Le rose banksiae anche se mostrano una maggiore resistenza ai parassiti vengono comunque attaccate dagli afidi che colonizzano steli e boccioli e tra le malattie crittogame o fungine sono sensibili al mal bianco e alla ruggine che si manifestano soprattutto durante il periodo della ripresa vegetativa e in piena fioritura quando il clima locale è particolarmente umido.
Cure e trattamenti
Sono rose semisempreverdi a bassa manutenzione ma vanno protette dal freddo, dal gelo e dalle nevicate abbondanti con con una pacciamatura di paglia spessa almeno 5 cm.

Poichè sono piante che crescono rapidamente sia in lunghezza che in larghezza al momento della messa a dimora bisogna predisporre strutture di sostegno adeguate e solide. In seguito si sostengono da sole grazie alloro portamento sarmentoso e autoportante.
Varietà di Rose banksiae
Rosa banksiae lutea
Una rosa molto antica che fu introdotta in arrivò Europa nel 1824 tramite l’Horticultural Society. Si tratta di una specie vigorosa e rustica caratterizzata da una rapida crescita. Produce numerosi rami flessuosi senza spine ricoperti da una corteccia verdastra che sfaldandosi assume una caratteristica colorazione marrone-arancio. Ha foglie di color verde chiaro persistenti anche in inverno. In primavera, produce mazzetti di fiori gialli, leggermente profumati con corolla a forma di rosetta composta da 64 a 76 piccoli petali.
Rosa banksiae lutescens
Una specie rampicante vigorosa che si estende in larghezza per circa 3 metri e raggiunge i 6 metri di altezza. Ha rami vigorosi e flessuosi privi di spine e foglie di colore verde chiaro, talvolta ramate. Produce fiori semplici, dolcemente profumati, con corolla composta da 5 petali gialli. E una rosa banksiae resistente alla siccità e se allevata in forma libera è adatta a ricoprire grandi spazi, pergolati e muri al riparo dal vento e in posizioni soleggiate. La fioritura avviene in estate ed è unica.
Rosa banksiae normalis
E’ una specie originaria dal sud della Cina, adatta ai luoghi soleggiati e come siepe di divisione protettive. Ha portamento sarmentoso, rami privi di spine lunghi quasi 5 metri. A fine primavera produce grappoli di fiori semplici, bianchi molto simili a quelli del Biancospino, con corolla a 5 petali che contornano stami gialli. i fiori emanano un profumo di violette.
Rosa banksiae alba plena
E’ la prima specie di rosa banksiae a fare il suo ingresso in Europa, nel 1807.
Ha rami flessuosi, privi di spine che se lasciati liberi formano cascate o fontane vegetali fiorite. Le foglie di colore verde chiaro contrastano con il bianco della corolla dei fiori, piccoli e doppi. E’ particolarmente resistente alla siccità.
Rosa banksiae Purezza
E’ una specie ibrida creata nel 1961 da Quinto Mansuino, un esperto ibridatore di piante di origine sanremese. I rami, lunghi circa 5 metri, sono ricoperti da foglie di colore verde scuro che persistono anche in inverno. I fiori grandi, doppi, bianchi come la neve e simbolo di Purezza, sbocciano in primavera.A differenza delle altre specie la rosa banksiae Purezza rifiorisce ma i fiori sono sporadici. Si adatta al pieno sole e a mezz’ombra ma necessita di molto spazio per indirizzare i suoi rami. Per contenerne l’eccessiva crescita alleggerirla dell’eccessivo carico dei rami va potata frequentemente. Ha bisogno di un terreno ricco di nutrienti e di un sostegno molto solido.
Rosa banksiae rosea
Una specie molto antica ma riscoperta solo di recente che viene coltivata ovunque per la sua copiosa fioritura. In maggio, produce grappoli di fiori doppi e profumati di colore rosa-magenta.
Utilizzi
Le rose Banksiae sono le rose preferite in giardinaggio perchè a bassa manutenzione, non pungono sono più resistenti alla siccità e alle avversità in genere e soprattutto perchè con le loro copiose e prolungate fioriture regalano spettacoli mozzafiato. Vengono molto usate per coprire pergolati o gazebi, muri di cinta di passaggio o nei viali alberati.

Curiosità
Le rose banksiae sono sono molto antiche infatti le prime coltivazioni in Cina risalgono al Cinquecento, mentre in Europa fanno la comparsa solo tra il Settecento e l’Ottocento grazie a sir Joseph Banks, un illustre naturalista fondatore della Royal Horticultural Society, che le denominò rose Banksiae in omaggio alla moglie, Lady Banks.

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Plumbago o gelsomino celeste

Il plumbago è una pianta rampicante sarmentosa coltivata in vaso e in piena terra per la sua prolungata e copiosa fioritura che regala splendide macchie di colore con le sue infiorescenze a spighe di colore azzurro chiaro.
Caratteristiche generali del Plumbago
Il plumbago o gelsomino azzurro è un arbusto caduco delle famiglia delle famiglia delle Plumbaginaceae originario delle regioni tropicali dell’Asia e dell’America ed è diffuso e coltivato come pianta ornamentale in piena terra o in vaso.

La pianta, a portamento semirampicante o arbustivo, è dotata di una robusta radice fittonante-fascicolata; la parte aerea è formata da numerosi fusti semilegnosi nella parte basale ed erbacei in quella apicale.
Le foglie sono ovali con margini lisci e di una bella tonalità di verde brillante.

I fiori sono riuniti in infiorescenze a spiga lunghe mediamente circa 20 cm. Ciascun fiore ha la forma di trombetta con composta da 5 petali di colore azzurro.

I semi sono piccoli e scuri.
Coltivazione del Plumbago – Gelsomino azzurro o Piombaggine
Esposizione
Il plumbago ama i luoghi soleggiati e ben riparati dal vento. Nelle zone caratterizzate da inverni molto rigidi è consigliabile allevarlo in vaso per poterlo poi mettere al riparo. Nelle zone costiere, grazie alle temperature favorevoli, questa pianta non entrerà in riposo vegetativo.

Temperatura
E’ una pianta ornamentale che si sviluppa rigogliosa nelle zone con temperature miti.
Terreno
Anche se sia adatta a qualunque tipo di terreno predilige quello leggero, sciolto, fresco, umido e soprattutto ben drenato.

Concimazione
Necessita di concimazioni periodiche. Dalla ripresa vegetativa fino alla fine di ottobre, arricchire il terreno di coltivazione con concime per piante da fiori in forma granulare a lento rilascio oppure in forma liquida da diluire nell’acqua delle annaffiature secondo le dosi consigliate sulla confezione del produttore.
Annaffiature
Le piante di piombaggine o di plumbago anche se tollerano abbastanza bene la siccità regalano splendide e copiose fioriture se ben idratate e pertanto vanno irrigate regolarmente almeno una volta al giorno soprattutto in estate evitando le ore più calde e facendo attenzione a non bagnare i fiori e le foglie.
Le annaffiature vanno poi diradate in autunno e sospese in inverno.

Le piante allevate in vaso vanno irrigate solo quando il terreno è completamente asciutto facendo attenzione ai ristagni idrici nel sottovaso per evitare l’insorgere del marciume delle radici.

Per evitare l’insorgenza della clorosi fogliare si consiglia di utilizzare acqua piovana o l’acqua del rubinetto fatta decantare almeno un giorno.
Fioritura
Il gelsomino azzurro o plumbago fiorisce da maggio fino all’autunno inoltrato.
Potatura del Plumbago
Il plumbago va potato, o all’inizio della primavera o dopo la fioritura verso la fine di ottobre, per favorire l’emissione dei nuovi getti e la fioritura nell’estate successiva.

La potatura va effettuata utilizzando specifici attrezzi da giardinaggio ben affilati e disinfettati alla fiamma o con la candeggina.

Generalmente si recidono alla base del terreno tutti i rami secchi e si accorciano di circa i 2/3 della lunghezza tutti gli altri che provvederanno a ricacciare nella primavera successiva nuovi rami fioriferi forti e rigogliosi.

Se si intende allevarlo come cespuglio tutti i rami vanno accorciati a 30-40 cm dal terreno.
Moltiplicazione del Plumbago
La moltiplicazione del plumbago o gelsomino celeste avviene in diversi modi. Semina e talee semilegnose in estate (miscuglio di sabbia e torba).

Si moltiplica anche per autosemina quando i suoi semi essiccati cadono nel terreno.
Rinvaso del Plumbago
Il rinvaso si effettua quando le radici fuoriescono dai fori di drenaggio dell’acqua di scolo.
In genere si pratica ogni anno all’inizio della primavera scegliendo una bella giornata soleggiata.
Il nuovo vaso deve essere di qualche centimetro più grande del precedente, preferibilmente in terracotta per ridurre al minimo la perdita di acqua per traspirazione fogliare.
Il terriccio deve essere nuovo e fresco fatta eccezione del pane di terra che avvolge l’apparato radicale della pianta.
Quando il diametro del vaso è di 40 centimetri si ricambiano solo i primi 5 centimetri superficiali di terreno.
Malattie e parassiti
La Piombaggine è una pianta ornamentale sensibile al marciume radicale causato dai ristagni idrici nel terreno o nel sottovaso e tra i parassiti animali è suscettibile all’attacco degli afidi, delle cocciniglie e alle larve di alcuni insetti che si nutrono delle foglie più tenere.

Cure e trattamenti
Trattare le piante con antiparassitari specifici. In inverno proteggere i cespi con una pacciamatura di foglie secche.

In estate, eliminare i fiori appassiti, tagliando l’intera infiorescenza
Plumbago e linguaggio dei fiori
Nel gergo dei fiori il plumbago assume il significato di intesa e complicità.

Varietà di Plumbago o Piombaggine
Tra le tante specie ricordiamo quelle più coltivate e diffuse in Italia e in Europa.

Plumbago capensis
Si tratta di una specie originaria dell’Europa adatta ad essere coltivata anche nelle regioni caratterizzate da un clima invernale rigido. Tollera infatti le temperature invernali fino a -8° C. Ha portamento cespuglioso semirampicante e si presenta con numerosi fusti legnosi molto lunghi che necessitano di sostegno. Durante il periodo della fioritura produce bellissime e grandi infiorescenze di colore azzurro cielo. Molto apprezzate e diffuse in commercio anche le cultivar a fiori bianchi come l’Alba e quella a fiori blu elettrico ovvero la Dark blue.
Plumbago blu o Ceratostigma plumbaginoides
Il ceratostigma o Ceratostimma chiamato impropriamente anche plumbago blu è un arbusto originario dell’Asia coltivato soprattutto in Cina, apprezzato per la sua resistenza alle avversità e per i fiori di colore blu intenso che vivacizzano i giardini estivi.

Plumbago rosea
Varietà originaria dell’Asia meridionale di dimensioni molto contenute che ama il clima temperato. Ha portamento arbustivo ed è particolarmente adatto alla coltivazione in vaso. Produce fiori di colore rosso-rubino.
Plumbago zeylanica
È un arbusto originario delle zone tropicali formato da numerosi steli semilegnosi lunghi anche più di 3 metri. Produce cascate di infiorescenze composte da piccoli fiori bianchi. E’ una specie adatta alla coltivazione in vaso.
Plumbago coerulea
E’ una specie proveniente dall’America meridionale che viene coltivata come annuale. Si presenta sotto forma di un arbusto formato da steli eretti e ramificati che in estate producono spighe terminali formate da piccoli fiori di color porpora.

Tossicità della Piombaggine
Questa pianta ornamentale non rientra nella lista delle piante velenose per cani e gatti.

I fiori sono eduli ossia commestibili e delicati anche per il nostro palato.
Curiosità e proprietà del plumbago
Il Plumbago, Piombaggine o Gelsomino azzurro, anticamente veniva chiamato Pianta del piombo in quanto capace di disintossicare i tessuti avvelenati dall’accumulo di piombo.

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Clematis 

La Clematide è una bellissima pianta rampicante apprezzata per la bellezza dei suoi vistosi fiori e per il fogliame di colore verde intenso.
Caratteristiche generali della Clematide
La Clematide o Clematis è un genere di piante diffuso in tutto il mondo che comprende diverse varietà tutte appartenenti alla famiglia delle Ranunculaceae.

La pianta, a sviluppo rampicante, generalmente è composta da fusti sottili e semilegnosi provvisti di sottili viticci con cui si attaccano a sostegni di varia natura.
Le foglie opposte e di colore verde scuro sono ricoperte da una sottile peluria chiara.

I fiori, di forma e colore diverso a seconda delle specie e delle varietà, sono privi di corolla ma provvisti di un vistoso calice, formato di solito da 4-5 sepali ovati nei toni del bianco, del rosa, del blu e del viola.
Ai fiori seguono dei particolari frutti detti acheni provvisti di appendice piumosa.

Fioritura
La maggior parte delle piante di clematis fioriscono dalla primavera inoltrata fino agli inizi dell’autunno. Qualche specie produce un’abbondante fioritura anche nel periodo invernale.

Esposizione
Ama le posizioni luminose e riparate dai venti. La parte basale teme il caldo e per questo motivo è consigliabile mantenere il piede e le radici in luogo fresco e protetto dai raggi diretti del sole nelle ore più calde della giornata. L’esposizione prolungata ai raggi diretti del sole estivo causa gravi danni alla parte aerea e soprattutto al suo apparato radicale. Le piante di clematide non temono il freddo anche se la maggior parte delle specie perde le foglie durante l’inverno.
Terreno
E’ una pianta che predilige il terreno fresco, fertile, sciolto, leggermente acido (con un pH tra 6 e 7) e ben drenato.
Annaffiature
Le piante giovani vanno annaffiate abbondantemente e regolarmente in modo da mantenere il terreno sempre umido. In seguito vanno irrigate dalla primavera fino all’autunno, soprattutto nei periodi di prolungata siccità e in estate. In linea generale, in primavera, in mancanza di piogge, si annaffiano 2-3 volte a settimana, mentre in estate anche tutti i giorni.
Concimazione
Il terreno di coltivazione dei giovani esemplari di Clematide vanno arricchiti con concime specifico per piante da fiore ad alto contenuto di azoto e potassio almeno ogni 10-12 giorni mentre per gli esemplari già sviluppati sarà sufficiente, all’inizio dell’inverno, una somministrazione intorno al fusto di un concime granulare a lento rilascio.
Clematide: coltivazione in vaso
E’ una pianta facile da coltivare anche in un vaso purchè sufficientemente ampio da assicurare un regolare sviluppo della radice e della parte aerea. Il contenitore, preferibilmente di coccio, deve avere un diametro di almeno 60 cm di diametro e una profondità non inferiore ai 50 cm.

Il terriccio adatto è un miscuglio di terriccio universale sciolto, mescolato a concime a lenta cessione o a torba o letame. Le annaffiature regolari e costanti soprattutto in estate.
Rinvaso della Clematide
Le diverse specie di clematis allevate in vaso, vanno rinvasate ogni due anni utilizzando contenitori più larghi e profondi dei precedenti, nuovo terriccio fresco, ben drenato e ciottoli o argilla espansa, per favorire il drenaggio dell’acqua e nuovi tutori di sostegno ben proporzionati allo sviluppo della pianta. Il rinvaso si effettua trasferendo la pianta nel nuovo vaso con tutto il pane di terra che avvolge le radici, colmando gli spazi vuoti fino a circa 3 cm dal bordo del vaso in modo da poter effettuare la pacciamatura. Infine aggiungere un supporto adeguato con graticci in legno o bamboo.
Moltiplicazione della Clematide
La Clematide si propaga per seme e per talea di rami semi legnosi.

La semina va fatta in primavera verso la prima decade di marzo.
Talea di Clematide
In estate, si prelevano talee semi legnose lunghe circa 15 cm con almeno due gemme alla base. Le talee vanno messe a radicare in vasi riempiti con un miscuglio di torba e sabbia.

A radicazione avvenuta, le nuove piantine vanno trasferite in singoli contenitori e allevate come le piante adulte.
Impianto della Clematide
La messa a dimora definitiva delle piantine andrà effettuata in autunno (ottobre), in buche profonde circa 50 cm e larghe il doppio del contenitore.
Potatura della Clematide
Per avere una pianta di clematide san e vigorosa ed ottenere fioriture abbondanti e prolungate bisogna potarla almeno una volta l’anno intervenendo in periodi diversi a seconda del periodo di fioritura.

Le specie a fioritura precoce e che producono fiori sui rami dell’anno precedente, la potatura va fatta subito dopo la fioritura, recidendo i rami secchi. Le specie di clematide che producono
fiori sui rami dell’anno, la potatura va effettuata in primavera, prima che spuntino i fiori e anche in questo caso vanno eliminati i rami secchi o i fusti secchi della stagione precedente. Infine per contenere l’eccessivo sviluppo della pianta si interviene accorciando i rami troppo lunghi e quelli che crescono in maniera disordinata.
Parassiti e malattie della Clematide
Le clematis temono le lumache e gli afidi parassiti comuni che danneggiano vistosamente le foglie.
Per quanto riguarda le malattie fungine o crittogame le piante di clematide soffrono il mal bianco o oidio che si manifesta sulle foglie e sui fiori sotto forma di depositi di polvere biancastra e la ruggine che forma vistose macchi brunastre sulle pagini fogliari.

Cure e trattamenti
L’apparato radicale delle piante di Clematis vanno protette dal caldo e dal freddo con una buona pacciamatura di paglia o foglie secche. In caso di seccume o di attacchi da mal bianco tagliare tagliando tutti i fusti a livello del terreno. Se si vogliono effettuare trattamenti preventivi con prodotti specifici si ricorda che vanno effettuati lontano dal periodo della fioritura per evitare di arrecare danni anche agli insetti impollinatori.
Varietà e specie di Clematide o Clematis
Esistono tante varietà diverse di clematide che differiscono per il luogo di provenienza, il loro portamento, la forma dei fiori e il periodo di fioritura. Vediamo quali sono le più diffuse ed apprezzate a scopo ornamentale.
Clematide Jackmanii
Una specie rampicante molto decorativa e resistente a foglie caduche, adatta alla coltivazione nei luoghi soleggiati o semi-ombreggiati e su terreni acidi, leggeri e ben drenati. Da giugno a settembre produce grandi fiori con corolla composta da petali vellutati di colore blu intenso che fanno da corona a vistosi pistilli bianchi. E’ adatta per coprire muri e recinzioni e per abbellire balconi e terrazze. Se impiantata in filari la distanza di piantagione da osservare va 1,5 metri a 2 metri. Va potata a fine dell’inverno eliminando tutti i rami secchi e accorciando tutti gli altri a 40/50 cm. dal suolo.

Clematide Armandii
La clematide armandii è invece una pianta rampicante sempreverde originaria della Cina. Fiorisce in primavera sui rami dell’anno. I fiori molto profumati sono riuniti in mazzi bianchi o rosa. E’ una specie rustica che va coltivata in luoghi riparati dal freddo e dai venti.

Clematide Montana
Una specie di origine asiatica diffusa allo stato rustico sull’Himalaya introdotta in Europa nel 1800. È una grande pianta caratterizzata da una crescita molto veloce e che tende a superare anche i 10 m di altezza. A fine primavera produce numerosissimi piccoli fiori profumati con petali di colore bianco o rosa e centro con stami gialli. E’ molto resistente ed è perfetta per coprire pergolati, muri e ringhiere.
Clematide Alpina
La clematide alpina è una rampicante originaria dell’Europa e dell’Asia settentrionale, che cresce allo stato spontaneo in quasi tutti i boschi del nostro Paese. In primavera, sui rami dell’anno precedente, produce fiori penduli e solitari di colore azzurro o rosa.

Clematide viticella
La clematide viticella è molto diffusa, in Italia, allo stato spontaneo. È una varietà a fioritura tardiva che fiorisce sul legno nuovo. Raggiunge i 4 m di altezza e produce fiori con grandi petali dal blu al rosso.

Clematis Texensis
E’ una specie di clematide rustica originaria del Texas. Ha portamento rampicante e supera i 4 m di altezza. Ha foglie pinnate e produce fiori solitari simili a quelli del tulipano con la forma a calice di colore rosso porpora.
Clematide cirrosa
La clematis cirrhirosa è una specie a portamento ricadente o rampicante originaria dell’area mediterranea. Ha lunghi fusti legnosi provvisti di cirri e grandi foglie coriacee di colore verde scuro. Dall’inverno fino alla primavera produce fiori profumati, penduli a forma di campana con petali vellutati di colore bianco o giallognolo con maculature rossastre.

Usi della Clematide
Le diverse specie di clematide sono impiegate per tappezzare muri, ricoprire i pergolati, le ringhiere di recinzione o dei balconi. Sono splendide e decorative anche se coltivate anche nei panieri sospesi o come piante tappezzanti nelle bordure miste.
Linguaggio dei fiori
La clematide nel linguaggio dei fiori e delle piante è simbolo di fortuna e di buon auspicio e pertanto viene regalata a coloro che intraprendono una nuova attività e a chi mette su famiglia.
Curiosità
I germogli della Clematide come quelli della vitalba selvatica vengono utilizzati per la preparazione di deliziose frittate.

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Bouganville

La bouganvilla o bougainvillea detta comunemente bouganville é una pianta classica dei giardini mediterranei, lontani dal gelo e dal clima rigido che viene mal tollerato dalla pianta.

Varietà di boungavillea
Tra le diverse specie troviamo:

Bougainvillea aurantiaca
Bougainvillea buttiana
Bougainvillea glabra
Bougainvillea hybrid
Bougainvillea spectabilis
Bougainvillea splendens
Bougainvillea trolli
Bougainvillea valverde
Dal giallo pallido al rosso più acceso, le nuove varietà di bouganville come la Brilliant e la Brasiliensis propongono ubicazioni diverse dal tradizionale, quindi non solo contro i muri esposti in pieno sole.

Infatti è possibile utilizzarle come grande arbusto al centro di aiuole di fiori con sfumature complementari oppure in vaso. In quest’ultimo caso però, la pianta dovrà essere trattata come una pianta di agrumi.

Caratteristiche della bouganville
La buganvilla comunemente chiamata Buganville è una pianta arbustiva ornamentale a portamento rampicante con rametti legnosi provvisti di spine e foglie ovate di colore verde lucente.
I fiori, infiorescenze riunite in grappoli con brattee vistosamente colorate di bianco, giallo, arancio, rosa, rosso o viola, circondano il fiore vero e proprio di color giallo-bianco.
Fioritura
Le bouganville fioriscono da giugno fino alla fine dell’autunno.

Perchè la mia bouganville non fiorisce?
Le bouganville hanno bisogno di sole per fiorire, altrimenti colorano le foglie maggiormente di verde senza dare fioriture o scarse fioriture.

Posizionala quindi in una zona dove è colpita direttamente dai raggi solari.

Utilizza inoltre un concime ricco di fosforo. e potassio a lenta cessione
Coltivazione della bouganville
Esposizione
La Bouganville o Buganvilla coltivata all’aperto richiede esposizioni soleggiate.

Terreno
Utilizzare terreni misti e ben drenati.

Annaffiature
Frequenti durante il periodo della fioritura e via via sempre più rade.

Concimazione
Durante la fioritura somministrare ogni settimana un concime completo in granuli, interrandolo leggermente.
In autunno concimare invece con concime azotato a lenta cessione.

Bouganvilla in vaso
Le bouganville coltivate in vaso richiedono terreni composti a base di terra, sabbia e torba.

Vanno riparate all’interno durante la stagione invernale; concimate 1 volta a settimana con concime liquido per piante da fiori diluito nell’acqua delle innaffiature.
Rinvaso della bouganville
Ogni anno nei mesi di febbraio e marzo effettuare il rinvaso in contenitori più grandi.

Rinnovare il terriccio utilizzando Le Terre KB universale con l’aggiunta di Gesal ConcimeGiardino in granuli.
Moltiplicazione della bouganville o bouganville
Le bouganville si moltiplicano per talea effettuate o in estate o a fine gennaio.

Le talee legnose, lunghe circa 7 cm, vanno piantate in piccoli vasi contenenti un composto sabbioso e tenuti per il periodo di radicamento( circa 3 settimane) in luoghi con temperatura media di 20 gradi circa.

Potatura della bouganville
Nel mese di febbraio asportare i rami deboli e potare di 1/3 tutti gli altri. Per formare arbusti più compatti potare più a fondo i rami principali.

Per ottenere bouganville a portamento eretto e con chioma folta, eliminare i polloni basali e i getti che spuntano sul tronco.
La bouganvillea o bouganville è una pianta rampicante originaria del Brasile, che dalla primavera inoltrata fino al tardo autunno con la sua fioritura regala splendide macchie di colore anche al grigiore di muri di separazione.

E’ una pianta delicata che viene facilmente attaccata da malattie e parassiti che vanno trattati e sconfitti con trattamenti chimici o biologici.
Malattie della bouganville
La bouganvillea è una pianta ornamentale sensibile all’attacco delle malattie crittogame cioè quelle causate da funghi microscopici che attaccano tutte le parti della pianta dalle radici alle foglie.

Tra le malattie crittogame che provocano seri danni alle bouganville ricordiamo:

il marciume fogliare che si manifesta con l’accartocciamento delle foglie e la loro precoce caduta;
il marciume radicale causato dal ristagno idrico;
la tracheomicosi una malattia di origine fungina che provoca il disseccamento parziale o totale dell’intero fusto.
Parassiti animali della bouganville
Tra i parassiti animali che maggiormente recano danni a questa splendida pianta ricordiamo quelli più frequenti tipo:
la cocciniglia un parassita che si nutre della linfa della pianta causandone la crescita stentata; particolarmente dannosa è la cocciniglia fioccosa (foto) che forma ammassi di polvere bianca sui rami e sotto le pagine inferiori delle foglie;
gli afidi che attaccano fiori e foglie soprattutto quando l’aria è eccessivamente carica di umidità.
Gli attacchi degli afidi predispongono la pianta all’aggressione del virus del mosaico, un virus letale che provoca l’ingiallimento delle foglie, l’arresto della fioritura e la produzione di germogli deformati e contorti.
Cure e trattamenti chimici e biologici
Trattamenti a base di olio bianco per le malattie crittogame e trattamenti a base di piretro naturale per i parassiti animali.
Per i parassiti animali come afidi, pidocchi e cocciniglie sono molto efficaci anche l’antiparssitario all’ortica o un anticocciniglie entrambi facili da preparare anche in casa.
Questi antiparassitari biologici rispettano l’ambiente, sono completamente atossici per gli insetti utili, le persone e gli animali domestici.
Le varietà rampicanti devono essere sostenute da appositi sostegni come graticci, fili o pergole.

Curiosità sulla bougainvillea
Anche se con una percentuale bassissima per via dell’antitetanica, bisogna stare attenti alle spine che potrebbero causare infezioni da tetano.

Bouganville velenosa?
È una pianta che presenta leggera tossicità nelle spine che potrebbero causare dermatiti.

Linguaggio e significato dei fiori
Nel gergo dei fiori la bougainvillea assume il significato di benvenuto.

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Dipladenia mandevilla

La Dipladenia, Mandevilla splendens, è una pianta rampicante d’appartamento coltivata a scopo ornamentale per abbellire la casa con la profusione dei suoi fiori profumati.

Caratteristiche della Dipladenia – Mandevilla splendens
E’ una pianta d’appartamento allevata in vaso e in zone a clima mite anche all’aperto sui terrazzi e in giardino. E’ una pianta rampicante esotica della famiglia delle Apocynaceae.

La Dipladenia è una pianta rampicante sempreverde ricca di foglie ovali, opposte, lucenti a margini interi, di colore verde scuro.

I fiori profumati e riuniti in spighe apicali o ascellari hanno la forma di trombetta e sbocciano sugli esili steli in diverse gradazioni di colore che variano dal bianco narciso al rosso vivo con gola gialla.
Fioritura Dipladenia Mandevilla
La fioritura inizia in estate e perdura fino all’autunno inoltrato se il clima è mite.
Coltivazione della Dipladenia Mandevilla
Esposizione
La Dipladenia ama i luoghi luminosi e soleggiati, il clima mite. La Mandevilla è una pianta poco resistente al freddo e pertanto richiede un ricovero invernale in luoghi in cui la temperatura non scende al di sotto dei 10/12° C. Le temperature molto basse potrebbe provocare ingiallimento o caduta delle foglie.
Terreno
E’ una pianta che vegeta bene nei terreni sciolti misti a torba, sabbia e foglie secche.

Annaffiature
La Dipladenia è una pianta che tollera brevi periodi di siccità e va regolarmente annaffiata in primavera-estate, lasciando leggermente asciugare il substrato tra un’annaffiatura e l’altra. In inverno gli apporti di acqua vanno ridotti al minimo e sporadicamente.
Concimazione
Per poter produrre nuovi getti e fiori in abbondanza necessita di un terreno ricco di nutrienti quindi è bene fornire del concime per piante da fiore, ogni 8-10 giorni, da marzo a ottobre; una volta al mese in inverno.
Dipladenia: coltivazione in vaso
E’ una pianta rampicante facile da coltivare in vaso purchè di dimensioni adeguate allo sviluppo dell’apparato radicale e della parte aerea. Si consiglia di utilizzare uno specifico terriccio molto fertile per piante fiorite misto a torba a sabbia. Come materiale di fondo del vaso si può utilizzare argilla espansa o pezzi di coccio in quanto bisogna garantire il corretto drenaggio dell’acqua quando si praticano le annaffiature che, dovranno essere regolari e frequenti soprattutto nei mesi caldi.
Rinvaso della Mandevilla
Le piante allevate in vaso vanno trasferite in contenitori più grandi quando le radici fuoriescono dai fori di drenaggio dell’acqua di scolo. Generalmente il rinvaso si effettua ogni 2 anni all’inizio della primavera.
Moltiplicazione della Mandevilla
Talea primaverile dei germogli laterali e talea dei rami più vecchi in estate.

Le talee vanno prelevate utilizzando cesoie ben affilate in modo tale da non lasciare tessuti sfilacciati e devono essere lunghe 7-10 cm.

Si eliminano dai rametti le foglie della parte inferiore e si spolverano le estremità recise con ormone radicante per stimolare l’emissione delle radici.

Le talee prelevate dai dei germogli laterali e dai rami più vecchi vanno messe a radicare in piccoli vasi contenenti un substrato di torba e sabbia grossolana in parti uguali. Si coprono i vasi con foglio di plastica e si mettono in un luogo con una temperatura costante di 24°C, avendo cura di mantenere il terriccio sempre umido.
Quando cominceranno a spuntare le prime radici (non dimenticate di mantenere il terreno sempre umido) sarà possibile togliere l’involucro di plastica trasparente. La pianta è pronta per passare nella sua nuova casa, dove resterà fino al prossimo rinvaso (circa 2 anni).

Potatura della Mandevilla
La Dipladenia Mandevilla come la Sundevilla può essere potata dopo la fioritura sia per favorire l’emissione di nuovi getti laterali, l’arieggiamento e una più copiosa fioritura.
Parassiti e malattie della Dipladenia
E’ una pianta molto sensibile ai comuni parassiti animali infatti teme l’attacco del ragnetto rosso un piccolo animale che tesse le sue ragnatele tra i tralci meno esposti al sole e meno arieggiate. In caso di forte umidità ambientale subisce le infestazioni da afidi e cocciniglie.

Tra le malattie fungine o crittogame come come la grande maggioranza delle piante soffre il marciume radicale causato dai ristagni di acqua nel terreno e nel sottovaso.
Cure e trattamenti
Necessita di nebulizzazioni fogliari durante i periodi secchi e siccitosi, se le foglie si presentano accartocciate per l’eccessiva secchezza dell’aria. Per evitare il marciume delle radici si consiglia di mescolare nel terreno di coltivazione un po’ di sabbia o altro materiale drenante e di svuotare sempre il sottovaso dopo aver praticato le annaffiature. Per potersi arrampicare i tralci della Dipladenia hanno bisogno di tutori o graticci per il sostegno.

In caso di infestazioni parassitarie ottimi risultati si ottengono effettuando trattamenti con Actara o Aerofleur-Spray contro gli afidi e con Spomil-Spray contro gli acari.
I trattamenti con prodotti anti-cocciniglie vanno fatti solo se necessari in quanto possono essere eliminate manualmente utilizzando un batuffolo di cotone intriso di alcool.

Varietà e specie di Dipladenia
Il genere Dipladenia comprende numerose specie di piante adatte ad essere coltivate in casa o all’aperto direttamente in piena terra.
Dipladenia sanderi
La Mandevilla sanderi, è una pianta di origine brasiliana, con fiori imbutiformi di colore bianco e gola gialla. E’ adatta ad essere coltivata in casa e in piena terra all’aperto. Va potata ogni anno
I bianchi fiori della Dipladenia Mandevilla Sanderi
Dipladenia sanderi hybrida
E’ una specie rampicante sempreverde composta da lunghi rami verdi ricoperti da foglie dal colore verde brillante In primavera avanzata, aprile/maggio, produce numerosi fiori a trombetta di colore rosa. Teme i venti freddi. S

Dipladenia splendens
La Mandevilla splendens è una pianta rampicante che può superare i 4 metri di altezza. I rami o tralci portano foglie verdi brillanti nella pagina superiore, grigie in quella inferiore.da giugno a settembre produce grandi fiori a trombetta di colore rosa e dal profumo intenso.
Dipladenia amabilis
Questa splendi pianta originaria del Brasile,è una specie rampicante ibrida perenne, alta circa sei metri. Da maggio a settembre produce numerosi fiori di colore rosa con gola gialla. Va potata.
Dipladenia boliviensis
E’ una specie originaria della Bolivia, alta circa 4 metri. Ha grandi foglie oblunghe ed acuminate di colore verde. I fiori riuniti in gruppi, 3/4 sono molto grandi con petali bianchi e gola gialla.

Dipladenia diamantina
Questa specie che è molto apprezzata comprende la Diamantina Rubis red, con fiori di colore rosso scuro, e la Diamantina Rubis fuchsia, con fiori più chiari e brillanti.

Altre specie molto diffuse sono:

la Rosea la più adatta alla coltivazione in appartamento;
la Williamsii presenta fiori di colore rosa con la gola più scura;
la Sudanville con fiori rossi adatta anche per l’esterno sui balconi, in terrazzo e i giardino.
Linguaggio dei fiori
Nel gergo dei fiori la Mandevilla- Dipladenia è simbolo della bellezza appariscente.

Tossicità della Mandevilla
La Mandevilla è una pianta leggermente tossica, specialmente per cani e gatti, che potrebbero andare incontro a fenomeni di dissenteria e vomito nel caso in cui ingeriscono le foglie.

Nell’uomo, la linfa della Dipladenia provoca irritazioni cutanee per contatto e quindi nel maneggiare la pianta si consiglia di indossare i guanti da giardinaggio.

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Pandorea

La Pandorea, Pandorea jasminoides o Bignonia jasminoides, è una pianta originaria dell’Australia coltivata a scopo ornamentale in vaso e in piena terra in giardino.
Caratteristiche generali della Pandorea
La Pandorea è una pianta sempreverde appartenente alla famiglia delle Oleacee la stessa della bignonia e come la sua stretta parente ha portamento rampicante e si sviluppa in modo vigoroso in poco tempo, raggiungendo altezze superiori anche ai 4 metri.

Presenta fusti sottili, variamente ramificati ricoperti da foglie coriacee lanceolate di colore verde scuro.
I fiori campanulati e profumati sono riuniti in racemi apicali di colore bianco, rosa chiaro o giallo oro a seconda delle specie.

I frutti di forma ovale che compaiono dopo la fioritura racchiudono piccoli semi scuri.
Fioritura
La Pandorea fiorisce nel periodo primavera – estate.
Coltivazione della Pandorea
Esposizione
La Pandorea predilige i luoghi soleggiati e riparati dai venti. La pianta teme le gelate nelle zone con clima invernale troppo rigido.

Terreno
Pur adattandosi a qualunque tipo di terreno preferisce i terreni misti e ben drenati.

Annaffiature
Necessita di annaffiature regolari nel periodo primavera – estate per le piante giovani. Le piante già sviluppate e vigorose richiedono annaffiature solo quando il terreno è completamente asciutto.
Concimazione
Dalla primavera all’autunno somministrare ogni 20 giorni del concime specifico per piante da fiore diluito nell’acqua delle annaffiature oppure somministrare ogni 3-4 mesi del concime granulare, a lenta rilascio con N, P e K.
Moltiplicazione della Pandorea
La Pandorea si riproduce per seme e per talea.
Semina della Pandorea
La semina si effettua in primavera in un substrato misto.Il tempo di germinazione dei semi varia da pochi giorni a qualche settimana a seconda della temperatura.

Le talee erbacee prelevate in primavera o in autunno vanno messe a radicare in un composto umido costituito da sabbia e torba.
Rinvaso della Pandorea
Le piante allevate in vaso vanno richiedono rinvasi annuali da effettuare a fine inverno.
Potatura della Pandorea
Per favorire la fioritura nella primavera successiva è consigliabile effettuare la potatura di ringiovanimento dei fusti (20 -30 cm) nel periodo fine autunno – inizio inverno.
Malattie e parassiti della Pandorea
La pianta teme le malattie fungine come l’oidio o mal bianco causate dall’eccessiva umidità ambientale, il marciume radicale dovuto ai ristagni idrici.

Tra i parassiti soffre l’attacco degli afidi.

Cure e trattamenti
Trattamenti antiparassitari sia naturali come l’ antiparassitario all’ortica o chimici solo se necessari. Usare tutori di sostegno semplici, oppure pergole o gazebi per sostenere la crescita.

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Vite canadese

Caratteristiche generali della vite canadese – Parthenocissus Tricuspidata
La Vite o Parthenocissus Tricuspidata è una pianta ornamentale rampicante caduca del genere vite canadese appartenente alla famiglia delle Vitaceae che vede le sue origini in America settentrionale.

La pianta a portamento rampicante, coltivata in molti paesi per la sua adattabilità a qualunque tipo di habitat, è caratterizzata da un robusto e profondo apparato radicale che genera numerosi tralci lunghi anche più di 15 metri.
Dalla ripresa vegetativa, fino a fine estate i tralci vengono coperti da un ricco fogliame composto da grandi foglie tricuspidi di colore verde intenso. I margini fogliari sono profondamente incisi.
In autunno il colore delle foglie vira al rosso porpora.
In estate, invece, tra giugno e luglio, la vite americana si ricopre di racemi, particolari infiorescenze a grappolo formate da piccoli fiori di colore giallo paglierino simili a quelli del Lauroceraso.
Ai fiori seguono i frutti delle piccole bacche verdi che a maturazione assumono un colore blu – nerastro. Le bacche contengono dei piccoli semi scuri capaci di germinare.
La vite americana per la sua crescita veloce, per la sua capacità ad arrampicarsi spontaneamente a muri o sostegni ( i tralci sono provvisti di viticci con ventose) è la pianta ideale per tappezzare muri o per coprire pergolati e gazebi.
Coltivazione della vite canadese
Esposizione: la vite canadese si adatta a tutte le condizioni ambientali ma cresce fiorisce e fruttifica nei luoghi più luminosi e soleggiati.
Ben si adatta a qualsiasi tipo di terreno, purché questo sia ricco di sostanze organiche , di cui è particolarmente avida; un buon drenaggio poi, aiuta la pianta a crescere più rigogliosa.

Terreno: predilige i terreni ricchi di sostanza organica e ben drenati.

Irrigazione: la pianta allevata in piena terra si accontenta delle piogge e tollera abbastanza bene anche periodi di prolungata siccità. Gli esemplari allevati in vaso necessitano di regolari e costanti annaffiature.

Concimazione: ogni anno, in autunno, interrare ai piedi della pianta del letame maturo oppure somministrare del concime organico a lenta cessione ricco in azoto (N).

Moltiplicazione o propagazione della vite
Si propaga per seme, per talea e per propaggine. La semina in semenzaio o a dimora viene effettuata in primavera; le talee di rami semilegnosi in estate; la propaggine, invece, si pratica all’inizio dell’autunno..

Impianto della vite canadese
L’impianto in vaso o in terra si effettua in autunno. La buca destinata ad accogliere la pianta deve essere ampia almeno il doppio rispetto al pane di terra che contiene le radici.
Potatura della vite canadese
La vite americana si pota 2 volte all’anno: per favorire l’emissione di nuovi tralci, in inverno si accorciano quelli vecchi; in primavera invece si recidono di netto quelli secchi o danneggiati dal freddo.
Malattie, parassiti e trattamenti della vite
La vite canadese come molte altre piante ornamentali e da frutto viene attaccata:

dal mal bianco o oidio, una malattia fungina che si manifesta formando delle dense patine biancastre sulle foglie che non potendo effettuare la fotosintesi si deformano, seccano per poi cadere. Per evitare il diffondersi della malattia, oltre a trattamenti a base di zolfo (S), è meglio rimuovere le parti colpite;
dalla peronospora, un fungo che causa la necrosi e la caduta precoce delle foglie. In caso di infestazione trattare la pianta con la poltiglia bordolese;
dai pidocchi o afidi delle piante che formano ammassi nerastri alla base delle ascelle fogliari;
dalla cocciniglia, un parassita che vive in colonie sui rami e sotto la pagine inferiore della foglia. Il rimedio più semplice per evitare la diffusione di entrambi i parassiti consiste nel recidere i tralci infestati.
Proprietà della vite

I principi attivi contenuti nelle foglie di questa pianta sono un toccasana per la cura dell’osteoporosi e delle infiammazioni articolari.

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